Joseph Pulitzer, che ha dato il nome al più importante premio giornalistico al mondo, il Premio Pulitzer, è stato un giornalista, editore e politico ungherese naturalizzato statunitense. Probabilmente aveva il potere di vedere, o almeno prevedere, il futuro. E la storia gli ha dato ragione.
Un suo famoso aforisma recita: “Una stampa cinica e mercenaria, prima o poi, creerà un pubblico ignobile”. Guardando con attenzione, e non bisogna essere degli addetti ai lavori per rendersene conto, l’informazione è malata. Soffre di politicamente corretto, di propaganda urlata e di totale mancanza di obbiettività nel riportare i fatti. In parole povere la verità, anche se riportata negli articoli e nei servizi che i media sfornano più volte al giorno, giorno dopo giorno, viene sapientemente nascosta nei commenti di parte o veicolata dalle linee editoriali che obbligano i giornalisti a diventare figure mitologiche obbligate a raccontare l’attualità secondo precise linee guida.
Figure mitologiche in attesa dello stipendio.
Questo non succede solo nelle piccole testate di provincia ma anche, e soprattutto, nelle più importanti redazioni dove, quando si tratta di Medioriente, le figure mitologiche di prima sanno perfettamente cosa urlare e cosa ignorare.
Tutte insieme, tutte allo stesso modo.
Sono anni ormai che il dovere etico dell’informazione super partes è scomparso e ha lasciato il posto a campagne stampa, continue e implacabile contro Israele, nelle quali ormai tutti si sentono autorizzati a sparala grossa e quando vengono beccati non sentono nemmeno il dovere di scusarsi con i lettori. Anzi.
Di casi ce ne sono stati talmente tanti che si potrebbero raccogliere tutti nel manuale di come non si fa giornalismo dal titolo “11 tattiche di manipolazione oscura”… ops scusate, non si può, questo libro lo ha già scritto un certo Joseph Goebbels.
Parliamo della BBC, la British Broadcasting Corporation, la corporazione responsabile della raccolta e della trasmissione di notizie e attualità nel Regno Unito e in tutto il mondo. La più grande organizzazione di notizie radiotelevisive al mondo che genera circa 120 ore di produzione radiofonica e televisiva ogni giorno, oltre alla copertura di notizie online.
La BBC, quella di Radio Londra, l’insieme dei programmi radiofonici trasmessi, a partire dal 27 settembre 1938, indirizzati alle popolazioni europee continentali. L’unica voce libera europea durante la Seconda Guerra Mondiale.
Mica pizza e fichi.
Ecco, Jeremy Bowen, il redattore internazionale di questo mostro dell’informazione ha ammesso che il suo servizio sul presunto bombardamento di un ospedale a Gaza da parte dell’aeronautica israeliana era “sbagliato”.
Certo, un errore può capitare anche ai più grandi, ai più preparati, insomma, anche i maestri possono sbagliare. In questo caso a sbagliare non è stato il solo, anche importanti testate giornalistiche statunitensi sono cadute su questa notizia, rimbalzata in tutto il mondo, poi smentita dai controlli effettuati sul fatto specifico dall’esercito israeliano.
Quando la bufala è stata sbufalata, perdonatemi il francesismo su questi termini tecnici, e si è accertato che il missile non aveva colpito l’ospedale ma il parcheggio, che i morti non erano cinquecento ma una decina, ma, soprattutto, che il missile era stato lanciato da Hamas e anziché colpire Israele era ricaduto sulla testa dei palestinesi, a confermare la verità è stata la registrazione di una comunicazione radio fra i terroristi che ammettevano di aver lanciato un missile difettoso, con malcelato dispiacere e in una sorta di colpevole sordina, i network che avevano urlato la notizia hanno, loro malgrado, ammesso l’errore.
L’errore, come detto prima, si perdona perché nessuno è perfetto, ma lanciare una notizia che arriva da una velina di Hamas e che, di fatto, non ha un minimo di controllo sulla sua veridicità è etico? Rispetta lo spirito giornalistico del super partes? È questo il punto. E c’è da chiedersi: quante notizie da veline non controllate sono state passate in tutti questi anni come fossero state verità indiscutibili? Fatevi una domanda e datevi una risposta.
Jeremy Bowen, bontà sua, ha ammesso l’errore, ma ha comunque affermato di non avere rimpianti. La pezza peggio del buco, occasione persa per salvarsi una brutta figura. Sembrava la madre di Woody Allen che per scoraggiare la nuova fidanzata del figlio diceva: “Mio figlio è calvo, e se ancora non lo è, lo diventerà”.
Anche se Israele non aveva bombardato quell’ospedale in quell’occasione, per Jeremy Bowen della BBC ne avrebbe prima o poi bombardato qualcuno e la bufala di oggi sarebbe diventata la realtà di un futuro non precisato. Si trattava solo una questione di tempo.
Alla faccia del dovere etico dell’informazione super partes.
Joseph Pulitzer disse anche: «Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri.»
In tutta sostanza è quello che noi ci impegniamo a fare ogni giorno, non è sicuramente sufficiente per battere il pregiudizio, il partito preso, l’acredine e l’odio, ma pubblicare le notizie con serietà e senso critico è l’unica arma che abbiamo.
Michael Sfaradi, 30 novembre 2023
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