Rassegna Stampa del Cameo

La bocciatura è stata una decisione politica, non tecnica

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Come scanzonato ricercatore di fake truth trovo divertente come molti di noi abbiano comunicato la prossima apertura della procedura di infrazione europea. Pierre Moscovici contesta all’Italia anzitutto il percorso di riduzione del debito e poi quello del deficit. Ho usato il grassetto perché la ciccia della manovra è tutta qua: avendo messo avanti il debito anziché il deficit significa forse che i tempi siano diversi nell’implementazione della punizione? La risposta sarà sì? Da non esperto di trattati immagino proprio di sì. Allora la conclusione sarebbe ovvia: quella della Commissione verso l’Italia non è una decisione tecnica ma politica. Pochi l’hanno scritto in modo chiaro: certo, privilegiando il deficit anziché il debito il processo sarebbe stato più lento, con il debito al centro di tutto invece si cade nei tempi delle elezioni di maggio. Quindi una scelta birbante, voluta, tipica di una campagna elettorale giocata sull’infezione populista italica. Questa scelta taglia sì i tempi però ha un’implicazione: in termini pratici colpisce il governo giallo verde ma in termini di responsabilità inchioda le élite politiche passate (Pd e Fi).

Infatti, enfatizzando il debito la Commissione ha dovuto mettere sotto accusa tutti i governi (amici) dal 2011 in avanti (Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni), proprio quelli che si sono sempre adeguati alle loro indicazioni. Quindi, costoro sono stati i veri fabbricatori dell’ultima parte della deriva debito, visto che il Governo Conte, in carica da pochi mesi, non è ancora riuscito a fare danni in tal senso. Immagino come siano furibondi i quattro ex premier, tutti fumantini in modo diverso. Infatti hanno incassato il colpo tacendo, facendo finta di nulla e i media di regime li hanno coperti (amo alla follia queste fake truth in purezza).

Affranti gli economisti di regime, non è più la stagione dei loro modellini econometrici, non servono più le loro analisi pelose ma sempre uguali, ripetitive fino alla nausea, siamo entrati nel magico mondo dell’execution. La politica, bene o male poco importa, ha ripreso il suo ruolo. Anche i due vice premier sono arrivati all’appuntamento molto nervosi, molto stanchi, hanno viaggiato come trottole, hanno parlato troppo, spesso sconsideratamente. Hanno bisogno di mettersi in pausa per qualche tempo per rigenerarsi. Eccoci allora arrivati al momento in cui si palesa il ruolo di Giuseppe Conte, giudicato fin dal primo giorno in modo negativo dai “competenti” sulla base di una frasetta vanitosa del suo curriculum. Ora tocca a lui? Se sì, come finirà?.

È tempo di goderci lo spettacolo. Il mossiere Pierre Moscovici ha dato il via al Palio di Natale: caduto il nastro, asini, muli, ronzini sono partiti a razzo. La sensazione è che nessuno sappia per dove, lo scontro mortale fra burocrati e inetti si preannuncia divertente. Comunque tutti, ottusamente corrono, corrono. I “competenti” parlano, parlano. Gli euro burocrati minacciano, minacciano. Noi media scriviamo, scriviamo. I lettori si difendono dalle nostre fake truth non leggendoci. E allora, concediamoci un sereno Natale. Almeno quello.

Riccardo Ruggeri, 23 novembre 2018

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