Non leggo Repubblica e faccio malissimo: ho appena appurato che essa mi offrirebbe molteplici occasioni per farmi quattro risate, e quando c’è da ridere io non voglio perdermi quelle occasioni. D’altra parte è notorio che il riso fa buon sangue. Un amico mi ha appena inviato la foto della pagina 27 del giornale di mercoledì 14 giugno. Titolone: «Allarme Onu sui 108 milioni di profughi: 8 su 10 sono in fuga per colpa del clima».
Ora, che io sia sbottato in una risata è deplorevole, vista la natura della tragedia annunciata dal quotidiano romano, però è stato più forte di me e chiedo scusa. Fatte le scuse, provo a dare una motivazione – se non una giustificazione, perché sono ingiustificabile e imperdonabile – della mia spontanea reazione. Perché, se uno fugge da un posto, ove il clima è impietoso e insopportabile, verso un altro posto, allora in quest’ultimo il clima deve essere ottimale, altrimenti nessuno vi si addentrerebbe. Dov’è allora l’allarme? La notizia avrebbe potuto essere così lanciata: «Gioia planetaria: nel mondo ci sono luoghi ove il clima è ottimale, pronti ad accogliere quelli ove il clima gli è avverso». La Repubblica, naturalmente non c’entra: essi fanno il loro lavoro e riportano le notizie. E, nel caso in parola, la notizia è dell’Onu, il cui acronimo, una volta, un irriverente buontempone disse significasse “organizzazione non utile”.
Signori dell’Onu, segretario Antonio Guterres, mettiamola così. La Terra è tonda, l’asse di rotazione è inclinato, l’angolo di inclinazione sull’eclittica non è costante, lo stesso asse di rotazione ha un moto di precessione (cioè si muove lungo la superficie di un cono), l’orbita terrestre non è circolare ma ellittica, l’eccentricità di codesta ellisse non è costante (cioè la differenza tra afelio e perielio non è costante). Cosicché, siccome valgono le cose dette, e tante altre ancora, allora va da sé che se vi sono luoghi del pianeta ove il clima è ottimale allora necessariamente devono essercene altri ove il clima ottimale non è – e a dire il vero ce ne sono alcuni ove esso è insopportabile. Insomma, vi sarebbe sempre e comunque gente che si sposta da un luogo ove il clima non è ottimale ad un altro ove è ottimale. All’Onu avete allora scoperto l’acqua calda (il che spiega l’irriverente buontempone di sopra). Che si fa allora dopo cotanto allarme? Raddrizziamo l’asse terrestre? Neanche questo basterebbe!
Ora, però, basta ridere. Io non sono un esperto come quelli lì all’Onu, ma mi sorge il sospetto che chi migra dalla propria terra è perché fugge dalla povertà. La prima vera povertà è quella di cibo, e siccome la moderna agricoltura può definirsi come la trasformazione di energia in cibo, la prima vera povertà è quella di energia. Solo la disponibilità di energia abbondante e a buon mercato può affrancare dalla povertà e dalla schiavitù. Oggi quell’energia ce la danno il petrolio, il carbone e il gas: soddisfano l’85% del fabbisogno mondiale. Ma l’Onu vuole azzerare il ricorso a queste preziose fonti. Le Nazioni Unite dovrebbero invece ringraziare Dio di essere, oggi, nell’età dei combustibili fossili anziché in quella della pietra. Se riflettessero, prima di lanciare allarmi senza senso, forse eviterebbero di dare il destro agli irriverenti buontemponi per dire la loro. Quanto a Repubblica: forse non guasterebbe se riflettessero, essi, un attimo prima di dare in stampa le paturnie dell’Onu prendendole per oro colato.
Franco Battaglia, 18 giugno 2023