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La bugia ecologista di Draghi

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Il premier Mario Draghi in un videomessaggio al Forum delle Maggiori Economie sull’Energia e il Clima (MEF), promosso dal presidente Usa Joe Biden si era così espresso: “Gli effetti dei cambiamenti climatici sono già molto chiari. Negli ultimi 50 anni, il numero di disastri legati ad eventi meteorologici si è quintuplicato. Gli incendi stanno divorando le foreste, dalla California all’Australia. E dalla Germania alla Cina, stiamo assistendo a inondazioni sempre più devastanti. L’Italia – ha spiegato – sta fronteggiando l’innalzamento del livello del mare a Venezia e lo scioglimento dei ghiacciai sulle Alpi. Gravi carenze idriche e siccità sono fenomeni sempre più frequenti e colpiscono in maniera sproporzionata alcuni paesi tra i più poveri del mondo, ad esempio in Africa”.

Affermazioni forti, che dipingono un quadro pseudo-apocalittico del nostro pianeta in linea con le ormai celebri tesi ecologiste di Greta Thunberg ma su cui autorevoli esperti manifestano diverse perplessità. Uno di loro è Francesco Ramella, ingegnere, docente e membro dell’Istituto Bruno Leoni che, attraverso Twitter, ha documentato il suo disaccordo con tanto di grafici e numeri a supporto. Basandosi su diverse fonti autorevoli, fra cui “The international disaster database”, Ramella si concentra in particolar modo sullo smentire il premier per quanto riguarda il presunto aumento di disastri legati ad eventi meteorologici.

 

 

Perché è vero – dice – che il numero di disastri registrati è cresciuto ma questo dipende in larga misura dal fatto che vi è stato nel tempo un miglioramento delle tecniche di rilevazione. Come si può vedere nel grafico qui sotto che riporta il docente, fino praticamente al 1960 gli eventi calamitosi erano quasi prossimi allo 0, salvo poi aumentare negli anni successivi fino all’esplosione più recente e ciò rende assolutamente credibili le sue argomentazioni. E’ forse possibile che nei primi anni non vi fossero stati guai? Certamente no.

 

 

Ma il professore non si limita a questo e pubblica tutta una serie di altri dati. Nel secondo grafico fa notare come il numero di questi disastri sia rimasto quasi invariato negli ultimi 20 anni e in nessuna annualità viene segnalato un dato fuori norma.

 

 

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