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La Cartabia raschia il fondo sul blocco degli sfratti

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Le motivazioni con le quali il ministro della Giustizia ha giustificato ieri in Senato il no del Governo alla proposta del Parlamento di correggere il blocco degli sfratti in atto da un anno, lasciano sconcertati.

Un mese fa, alla Camera, la maggioranza più ampia della storia repubblicana aveva concordato un emendamento al decreto Milleproroghe con il quale si anticipava al 31 marzo la fine del blocco, attualmente prevista al 30 giugno in via generale, limitatamente alle situazioni di morosità vecchie di anni e che nulla hanno a che fare con la pandemia. Il Governo chiese ed ottenne che quell’emendamento fosse ritirato, impegnandosi ad agire entro breve termine nella stessa direzione.

Ora il ministro della Giustizia – intervenendo in Senato dopo averlo fatto qualche giorno fa alla Camera – comunica che il “cambio di orizzonte temporale avrebbe potuto mettere in difficoltà diverse persone” e che arrivare a 16 mesi di blocco “non è un sacrificio così eccessivo” per gli interessati. Inoltre, ancorché non esplicitamente, preannuncia addirittura una prosecuzione del blocco oltre il 30 giugno!

Dunque, da oltre un anno migliaia di proprietari sono privi della disponibilità di immobili che i giudici avevano ordinato di restituire loro, non percepiscono alcun canone (spesso unica fonte di reddito), in molti casi sono costretti a pagare rate di mutuo e spese condominiali, hanno dovuto persino pagare l’Imu e non hanno ricevuto alcun risarcimento dallo Stato. In questa situazione, si apprende che la scelta del Governo di respingere una richiesta dell’intero Parlamento era dettata dalla sensibilità del ministro della Giustizia nei confronti delle aspettative di chi da anni occupa abusivamente degli immobili!

Se il Parlamento italiano ha ancora un senso, chiediamo alle forze politiche che lo compongono di riprendere la proposta avanzata un mese fa e di pretendere che sia approvata. È inaccettabile che il diritto (costituzionale) di proprietà continui ad essere calpestato in modo così eclatante.

Giorgio Spaziani Testa, 19 marzo 2021