Il tutto ha del grottesco, tanto da meritare un titolo iperbolico. Da settimane, anzi mesi, i grandi giornali di sinistra e gli intellettuali ci deliziano con i loro sapienti ragionamenti su quanto sia brutta, cattiva e puzzolente Giorgia Meloni che blocca le Ong e caccia i migranti. Poi all’improvviso nelle redazioni atterra come la più grottesca delle bombe la condanna emessa dalla Corte europea dei diritti umani (Cedu) ai danni dell’Italia per il trattamento riservato a quattro tunisini sbarcati a Lampedusa.
A Repubblica (per dirne una) saranno saltati sulla sedia alla lettura del take di agenzia. “Caspita, ci siamo: Meloni condannata”. Poi però vai a leggere bene e il trattamento “inumano” (ripeto: inumano) ai quattro stranieri risale all’ottobre del 2017. Sei anni fa. Se la memoria non ci inganna, e non ci inganna, in quei giorni sedeva a Palazzo Chigi l’attuale commissario europeo Paolo Gentiloni, esponente del Pd, che aveva assegnato i poteri di ministro dell’Interno a Marco Minniti, altro esponente del Pd, e quelli della Giustizia a Andrea Orlando, pure lui uno del Pd. Insomma: sintetizzando al massimo, possiamo dire che la Cedu non ha condannato l’Italia, bensì il Pd per il “trattamento inumano dei migranti“. E la cosa fa sorridere. Se non proprio sganasciare dal ridere.
Per essere precisi, la condanna riguarda sia il trattamento degradante, sia la violazione della libertà che il divieto all’espulsione collettiva degli stranieri. Ecco la cronaca: i quattro tunisini nell’ottobre 2017 erano stati soccorsi da una nave italiana nel Mediterraneo, sono stati portati all’hotspot di Lampedusa e poi rispediti al mittente in Tunisia. Sull’isola sono rimasti per dieci giorni – scrive la Cedu – senza possibilità di muoversi e in condizioni “presumibilmente disumane e degradanti” con “scarsa igiene e mancanza di spazio”. Ma soprattutto senza sapere i motivi della loro “privazione di libertà”. Poco dopo, sempre a ottobre, sono stati prelevati insieme ad altre 40 persone e portati all’aeroporto. Qui avrebbero ricevuto dei “documenti da firmare” che non comprendevano bene e che “solo successivamente hanno scoperto essere i provvedimenti di respingimento emessi dalla Questura di Agrigento”. Arrivati a Palermo sono stati fatti salire su un altro aereo e “trasferiti con la forza in Tunisia” senza che la loro posizione venisse valutata singolarmente. Fine della storia.
Doverosa precisazione: delle sentenze della Cedu ci interessa come il cavolo a merenda. Ovvero niente. E poi si tratta ancora di una sentenza non definitiva, benché obblighi il governo a versare 8.500 euro ad ogni migrante oltre a sostenere 4mila euro di spese legali. Qui però è nostro dovere sottolineare l’ipocrisia di chi passa le giornate a fornire lezioni di umanità a destra e a sinistra (anzi: solo a destra) e poi si scopre aver trattato non proprio coi guanti bianchi un gruppetto di tunisini. Siamo certi della correttezza delle gesta delle autorità italiane. E magari i quattro migranti, entrati clandestinamente nel Belpase, esagerano a lamentarsi. Però un tantino d’ipocrisia a sinistra c’è e si vede. Sbaglio?
Giuseppe De Lorenzo, 30 marzo 2023