La chat antifàchic? Son rimasti 4 gatti. Il problema di Giannini è che ci crede davvero

L’ex direttore della Stampa rilancia la chat WhatsApp pure su Facebook. Ma ha scarso successo

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Giannini chat antifascista

Da uno che oscilla come un pendolo (tra la noia e il dolore), anzi che si flette con l’agilità di una Nadia Comaneci, sarà stato anche l’entusiasmo, davanti al fu ministro Speranza, e ho detto Speranza, e ho detto tutto, un po’ te l’aspetti: però un certo effetto te lo fa lo stesso. Il subocomandante Massimo Giannini, nome di battaglia Giannolo, fa sul serio: quello, ricordate, della chat antifà per contrastare l’egemonia neonazista di Giorgia Meloni, e “siamo millemila”, e “siamo una squadra fortissimi”, e poi non arrivavano a mille, nominali perché un 50% si era sfilato senza neanche rispondere alla chiamata, eran metà di mille, eran vecchi bacucchi, e forse un po’ Berlucchi (c’è pure chi, alcoolicamente, invitava “ad uccidere” i presunti nemici del popolo): ecco, quello spararla grossa, un poco agghiacciante, perché estremamente convinto, fiero, senza il minimo senso delle proporzioni, in tutti i sensi, roba che marcia nel senso della storia, come la rivoluzione d’ottobre.

E va beh, senonché, come sempre coi comunisti, la squadra fortissimi è mero pretesto, coreografia di spocchia, Giannolo ha tutti amici vippi, dagli industriali a Paola Turci, dagli intellettuali a Corrado Augias, dai giornalisti a Claudio Baglioni e Antonello Venditti: manovalanza vippa per le mire di Giannolo. “Io mai scenderò in politica”, ipse dixit chez Lilli Hard: al che chi scrive, vecchia carogna sospettosa, aveva capito tutto: segno sicuro che era pronto allo sbarco. Bene, la vecchia carogna malata ci ha preso ancora: Giannolo sviluppa la chat su WhatsApp traslocandola su Facebook: un “gruppo strutturato aperto ma con accesso chiuso”, per dire le solite aporie comuniste un po’ alla cazzo. O è aperto o è chiuso. Ma questi rivoluzionari alla seta hanno tutti un po’ la mania della cospirazione da osteria, se no che gusto c’è.

Il subcomandante Giannolo allora fa veramente sul serio: dall’agendina del telefono all’agenda 2030, un occhio a Bruxelles o dove diavolo il Pd vorrà, con il solito trucchetto da fiera della “società civile”, cioè la vecchia carne da cannone, abbondantemente frollita, non solo non tanto per uscir dalla vipperia ma per dare sostanza, consistenza numerica: più siete voi, e più mi candidano a me. Scopo: promuovere la “Costituzione antifascista”, come no, come no, e qui torna in pieno la plastica esibizione atletica, meglio che un salto nel cerchio di fuoco, di Giannolo che si contorceva al cospetto di Speranza: quella volta, la “Costituzione antifascista” venne bellamente spedita in solaio, con il più poderoso programma di violazione dei diritti costituzionali in funzione dello Stato concentrazionario mai concepito, almeno in un Paese formalmente libero. Il pretesto lo sai, quattro fiale e un po’ di greenpass e fu subito regime.

Inutile, oltretutto, anzi deleterio, controproducente, col senno e la scienza di poi. Ecco, lì Giannolo non trovava remore, scrupoli, ripensamenti nell’incensare il primario responsabile di cotanto scempio, anzi pompava come un maledetto, la libertà era sopravvalutata, la democrazia era solo quella di obbedire, lasciapassare e tessere annonarie e coprifuoco e sbirraglia sguinzagliata a caccia del dissidente. Gli son tornati tutti adesso, gli scrupoli, per contrastare valorosamente una che, come massimo gesto reazionario, va nel mausoleo comunista a rendere omaggio alla cara salma di Berlinguer a 40 anni dal trapasso.

Ma Giannolo, tetragono, non arretra: e no, e no e no, siamo al nazi-trattino-fascismo e c’è bisogno della mobilitazione generale: quella che parte dalla sua agendina e approda, o sbrodola, sui social di Zuckerberg. Non vi pare leggermente esagerato? Megalomane? Patetico? O semplicemente comico? Ma a sinistra non hanno il senso dell’autoironia, si prendono così maledettamente sul serio, e a noi, esseri normali non resta che scompisciarci. “Siamo una squadra fortissima, siamo millanta”, e non arrivano a 999. Una armata brancamoscerino, via. Una brigata in saldo. Brigate rotte, perché ancora una volta si contano più defezioni che arruolamenti. Ma niente paura, l’intendenza seguirà, la società civile pure. E qui però non è il caso di scomodare la solita frase, “mente sapendo di mentire”: Giannolo ci crede per davvero, non è bugiardo, è patafisico. L’unica piccola bugia, vedrete, vedrete, se mai è quando dice che non sta brigando per farsi la sua settarella da disciogliere presto nel Pd, mentre lui salpa per la candidatura: intanto già si parla di un prossimo “evento pubblico fondativo”: ah, lo chiamano così da quelle parti? Comunque l’abbiamo già sentita, e abbiamo già capito tutto.

E adesso, scusatemi ma debbo risposte ai 170 milioni di lettori che mi seguono a proposito della minaccia incombente del pornocomunismo giovanilistico di Lilli Gruber, roba talmente cringe, anzi trash, anzi pulp che il nazi-trattino-comunismo al confronto è un pericolo da cartoni animati.

Max Del Papa, 2 maggio 2024

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