Con una simile dotazione, vi sarebbe tutto lo spazio finanziario per rimodulare in positivo, passando dall’aliquota del 10% all’aliquota del 5%, l’Ivaapplicata sui servizi di fornitura alle abitazioni private di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (dato un volume di operazioni imponibili di 31,2 miliardi, il costo per l’Erario di questa rimodulazione sarebbe di circa 1,6 miliardi) e sui servizi di fornitura di acqua, reti fognarie e gestione rifiuti (dato un volume di operazioni imponibili di 12,6 miliardi, il costo per l’Erario di questa rimodulazione sarebbe di circa 0,6 miliardi).
Resterebbero anzi risorse sufficienti a disporre altre rimodulazioni migliorative di minore entità economica, ma di elevato contenuto politico (ad esempio, gli acquisti di pannolini) e 4-5 miliardi da investire in meccanismi di cashback per chi acquista determinati beni o servizi con moneta elettronica.
Simili scelte, per quanto possano apparire affascinanti quando vengono valutate solo sulla base di tabulati di dati economici e fiscali aggregati, vanno tuttavia meditate con notevole attenzione perché è difficile ipotizzare che uno shock Iva dal 10% al 22% sui servizi di ristorazione e alloggio potrebbe essere assorbito senza traumi, in termini di domanda interna e di competitività estera, dall’industria turistica italiana.
Enrico Zanetti, 9 ottobre 2019