Alcuni giorni fa in Cina è accaduto un episodio inquietante, tale da richiamare alla mente la diabolica psicopolizia di orwelliana memoria. In breve, sembra che le autorità della provincia di Henan, che per popolazione è la seconda del Paese dei mandarini, abbiano utilizzato impropriamente l’app per il controllo della pandemia di Covid-19, con lo scopo di bloccare la protesta di numerosi correntisti, ai quali alcune banche già sotto inchiesta avrebbero congelato i loro conti.
Tant’è che molte di queste persone, mentre erano in viaggio verso Zhengzhou, la capitale della provincia, sono state bloccate e poste in quarantena poiché i loro codici sanitari, qualcosa di analogo al nostro abominevole green pass, sono diventati improvvisamente rossi. Ciò, segnalando di essere venuti in contatto con un soggetto positivo al Sars-Cov-2, in Cina implica l’isolamento immediato. E a riprova che siamo di fronte a qualcosa di ben più serio di una semplice casualità, un articolo di denuncia apparso lunedì scorso sui social media cinesi, è stato fatto sparire dopo pochi minuti dalla sua pubblicazione. In particolare, nel pezzo veniva segnalata la stranezza che i soggetti bloccati fossero tutti correntisti delle banche al centro di un colossale scandalo da miliardi di euro. Da qui, per l’appunto, il forte sospetto che le suddette autorità avrebbero abusato del sistema dei codici Covid per impedire alle persone fermate di partecipare ad una eventuale protesta di massa. A riprova di ciò, secondo quanto riporta il giornale economico Caixin, a diversi correntisti, i cui codici erano diventati improvvisamente rossi, dopo alcuni giorni è miracolosamente ricomparso il colore verde, senza che sia avvenuta alcuna verifica sanitaria al riguardo.
Ora, sebbene la Cina non sia un esempio di democrazia e di trasparenza – la Glasnost in queste lande è ancora una parola quasi sconosciuta -, l’episodio dovrebbe insegnare qualcosa anche a noi italiani, dal momento che in Italia per chi lavora negli ospedali e nelle Rsa, compresi i visitatori, c’è l’obbligo di avere in tasca il famigerato super green pass fino al 31 dicembre 2022. Uno strumento che definire liberticida è poco e che, a beneficio dei più distratti, non è stato affatto abolito.
Esso, come ha più volte spiegato il ministro Speranza, non è scomparso, ma è stato solo temporaneamente accantonato in attesa dei futuri sviluppi della pandemia. Sviluppi inquietanti in stile grande fratello, così come ciò che è accaduto in Cina dimostra, nel quale con la scusa di tutelare la salute pubblica si può realizzare un asfissiante controllo sociale attraverso l’utilizzo di un lasciapassare sanitario di stampo stalinista.
Ed è proprio per questo motivo che noi aperturisti della prima ora abbiamo sempre contestato in radice l’uso che in Italia si è fatto di uno strumento che, a chiacchiere, avrebbe dovuto favorire la libera circolazione dei cittadini. I fatti hanno dimostrato che, pure su questo piano, la Cina continua a rappresentare un modello per chi ha gestito una pandemia a bassa letalità relativa come se fosse a repentaglio la sopravvivenza del genere umano.
Claudio Romiti, 21 giugno 2022