Se da una parte, come spesso ripete Nicola Porro durante le sue ‘Zuppe’, farsi prendere dalla fobia del Coronavirus è, almeno allo stato attuale, inutile, dannoso e per certi versi ridicolo, dall’altra, avere la massima attenzione sugli eventuali sviluppi è più che giustificato.
È vero che, considerando i numeri ufficiali dei decessi in Cina, miete più vittime il morbillo che il nuovo virus, e questo è tranquillizzante, ma è anche vero che l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è mossa in maniera dislessica e ha inizialmente considerato il Coronavirus come problema locale per poi cambiare repentinamente idea e trasformarlo da locale a mondiale. E questo, anche se non siamo catastrofisti per partito preso, fa salire l’asticella dell’attenzione.
Il governo cinese ha messo milioni di persone in quarantena, ed è prevedibile che altri milioni ci finiranno nei prossimi giorni, con la metropoli di Wuhan che somiglia sempre più a uno di quei set di film catastrofici hollywoodiani. Con la differenza che questa volta le immagini ci fanno vedere una terribile realtà. Stanno reagendo in maniera isterica o c’è dell’altro? Sempre stando alle cifre ufficiali degli infettati e dei decessi, non sono da meno gli altri governi che, dopo aver rimpatriato o dopo che avranno rimpatriato, i loro cittadini da zone considerate infette, li hanno sistemati o li sistemeranno, in quarantena in zone isolate e sotto stretto controllo medico.
L’esempio più eclatante è quello australiano, il Premier Scott Morrison, beccandosi un’ondata di critiche, ha proposto di sistemare i 600 australiani di ritorno da Wuhan, epicentro del coronavirus cinese, sull’isola di Natale. Isola che in passato fu trasformata in un centro di detenzione per migranti a 2.000 km dal continente. Anche se attualmente sull’isola abita soltanto una famiglia cingalese di 4 anime, le strutture presenti possono accogliere fino a 1.000 persone.
In Italia è girata voce che gli italiani rimpatriati dalla Cina dovranno passare un periodo all’interno di una delle strutture militari del compound della Cecchignola, sempre meglio di un’isola sperduta nell’Oceano Indiano. A questo va aggiunto che diverse linee aeree hanno bloccato i loro voli da e per la Cina.
Il 25 gennaio scorso in un articolo apparso sul giornale Il Mattino, quotidiano di Napoli, che riprendeva un’intervista rilasciata al Washington Times di Dany Shoham, biologo ed ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana, esperto di armi batteriologiche in Medio Oriente e Asia, metteva in luce un’ipotesi molto azzardata e senza prove tangibili che immaginava possibile che la creazione del Coronavirus fosse stata realizzata in un laboratorio militare cinese.
Shoham, nell’intervista, ha parlato anche dell’esistenza, proprio a Wuhan dove oggi la quarantena è impermeabile, di un laboratorio dove il governo cinese starebbe portando avanti un programma segreto di sviluppo di armi chimiche. Nonostante il personaggio che ha rilasciato l’intervista sia un esperto della materia e anche se non è stato dato molto credito alle sue dichiarazioni, non ci sono state smentite. Solo silenzio mediatico.
Quando il 26 aprile 1986 saltò il reattore nucleare di Chernobyl, le autorità sovietiche ci misero diversi giorni ad ammettere quello che era successo, e quando nel 1979 a Sverdlovsk, sempre in Unione Sovietica, spore di antrace uscirono da una struttura di armi biologiche uccidendo decine di persone, le autorità coprirono l’incidente fino al 1992.
Che a Wuhan ci sia un istituto di virologia che svolge lavori riservati nel settore della difesa è un dato confermato da varie fonti, questo non significa che il virus sia nato in qualcuno di quei laboratori e che sia da lì che uscito, ma, visti i precedenti, è possibile che anche in questo caso non ci abbiano detto tutto? Considerando chi c’è al potere in Cina il dubbio che una parte della verità sia, almeno per il momento, tenuta nascosta è giustificato. Secondo i media ci sono stati in Cina circa 200 casi di decesso per Coronavirus, mentre i contagiati ammontano ad alcune migliaia. Considerando che la Cina ha una popolazione di circa un miliardo e mezzo di persone, le probabilità di contrarre l’infezione è vicina allo zero.
Stando a questi dati hanno ragione tutti coloro che credono che l’isteria che si sta creando intorno a questo caso sia davvero eccessiva, ma la domanda è: i dati sono veri? Non ci è dato saperlo. Quello che sappiamo però e che nei primi giorni il regime cinese ha arrestato chi diffondeva notizie sul virus, Perché? Si nasconde qualcosa?