Esteri

La Cina risponde ai dazi, Trump se ne frega: “Non cambierò”

Le Borse in profondo rosso, ma Vance rassicura: “Torneranno a crescere”. E Donald annuncia: “Il Vietnam vuole cancellare i dazi”

Donald Trump Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI
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Nel day after dei dazi di Trump, i mercati finanziari sono stati colpiti da una delle peggiori giornate dal 2020. Il Dow Jones Industrial Average ha perso quasi 1.700 punti, mentre l’S&P 500 è sceso di quasi il 5% e il Nasdaq ha registrato un calo del 6%. Il crollo segue i nuovi dazi imposti dal Presidente Trump, noti come “Liberation Day tariffs”. Questi prevedono una tariffa base del 10% per tutti i partner commerciali e tariffe aggiuntive molto più alte per i cosiddetti “attori malevoli”.

La Cina, in risposta, ha annunciato un’imposta del 34% su tutti i prodotti statunitensi, a partire dal 10 aprile. Questo ha innescato timori di una guerra commerciale su larga scala, con i mercati che hanno reagito negativamente per il secondo giorno consecutivo. Il Dow ha perso oltre 1.100 punti in apertura, mentre il Nasdaq è ufficialmente entrato in un “bear market”, avendo registrato una perdita del 20% rispetto all’ultimo picco. “I cinesi se la sono giocata male. Sono andati nel panico. L’unica cosa che non possono permettersi di fare”, ha detto Trump. ”

Pressioni crescenti sugli investitori

Gli investitori si sono riversati sugli asset considerati più sicuri, come i titoli di Stato. Il rendimento del Treasury a 10 anni è calato al 3,7%, toccando i minimi da settembre. Nel contempo, il dollaro americano e il prezzo del petrolio hanno subito significative flessioni. L’incertezza sul futuro economico globale sta spingendo istituzioni finanziarie come JP Morgan a stimare il rischio di recessione per gli Stati Uniti al 60% per quest’anno.

“Ai molti investitori che vengono negli Stati Uniti e investono enormi quantità di denaro: le mie politiche non cambieranno mai”, ha scritto Trump sui suoi social. “Questo è un grande momento per diventare ricchi, ricchi come mai prima”.

Molte aziende hanno subito un duro colpo. Apple ha perso più del 9% a causa della dipendenza dalla produzione cinese, mentre altre importanti società tecnologiche, come Nvidia, hanno registrato cali significativi. Il settore delle piccole imprese ha risentito in modo particolare dei cambiamenti fiscali, con l’indice Russell 2000 in forte calo.

Le reazioni politiche non sono mancate. Trump, attraverso il suo profilo su Truth Social, ha riaffermato la sua posizione dicendo che “le politiche non cambieranno“. Allo stesso tempo, alcuni analisti temono che questa rigidità possa alimentare ulteriormente la spirale di ritorsioni commerciali da parte degli Stati colpiti dai dazi. Ma l’apparenza è che The Donald intenda trattare, come ha più volte lasciato intendere. Oggi, per dire, ha fatto sapere di aver avuto una “telefonata molto proficua con To Lam”, segretario generale del Partito Comunista del Vietnam, il quale “mi ha detto che il Vietnam vuole ridurre le sue tariffe a zero se riuscirà a trovare un accordo con gli Stati Uniti”. In un’altra dichiarazione, il tycoon ha aggiunto: “Tutti i paesi ci stanno chiamando. Abbiamo preso il comando: se avessimo chiesto a questi paesi di farci un favore, avrebbero detto di no. Ora, invece, farebbero qualsiasi cosa per noi. I dazi ci danno un grande potere per negoziare“.

Le reazioni in Europa e in Italia

In Europa, l’indice Stoxx 600 ha registrato un calo del 2,5%, mentre il Nikkei in Giappone è sceso ai minimi da agosto. La Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha recentemente espresso il suo punto di vista sulle ripercussioni di questa situazione in un’intervista durante il tour del Mediterraneo. Ha sottolineato l’importanza di avviare un dialogo per eliminare i dazi, non moltiplicarli, e ha proposto la sospensione temporanea delle norme sul Green Deal per il settore automobilistico. Nel suo intervento, ha spiegato che affrontare insieme queste sfide è essenziale per mantenere la competitività delle economie europee. Bankitalia intanto ha tagliato le stime del Pil: nel 2025 è previsto solo un +0,6%, ma poi potrebbe anche peggiorare.

“Bankitalia conferma che il rischio di inflazione in Italia non dipende certo dai dazi di Trump, che invece danneggeranno i consumatori americani, costretti a comperare i prodotti italiani a prezzi maggiorati, quanto piuttosto dai dazi ritorsivi che l’Unione europea imporrà sulle importazioni statunitensi, anche se il calo della domanda che alla fine genererà questa assurda guerra commerciale iniziata da Trump potrebbe nel lungo periodo prevalere, contenendo l’inflazione, al prezzo ovviamente di un calo del Pil e dell’occupazione”, dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Saremo, quindi, i primi a essere contenti se, come auspicato dalla presidente Meloni, si riuscisse a far rimuovere i dazi americani con una trattativa, anche se francamente non capiamo che cosa sia stato fatto in questi mesi.

Le prossime mosse delle autorità monetarie

Il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha tenuto un discorso il 4 aprile, con gli investitori particolarmente attenti ai suoi commenti sui tassi di interesse. Con l’aumento delle probabilità di una recessione, molti si aspettano che la Fed possa ridurre i tassi cinque volte nel corso dell’anno. “Jerome, taglia i tassi di interesse e smetti di fare politica”, ha detto Trump ritenendo questo “il momento perfetto” per tagliare i tassi”. Nel frattempo, Marco Rubio, Segretario di Stato, si è detto fiducioso che i mercati possano adattarsi e recuperare.

Questo scenario, combinato con un mercato volatile e le tensioni commerciali in aumento, continua a tenere il mondo economico con il fiato sospeso. Gli sviluppi nei prossimi giorni saranno cruciali sia per gli investitori che per l’economia globale.

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