Politica

La critica più feroce alla sinistra arriva da sinistra

Ecco come Luca Ricolfi riconosce i meriti del governo Meloni in economia e sicurezza

Luca Ricolfi e le critiche alla sinistra di Schlein © Burak Can Oztas tramite Canva.com

Oggi vale la pena di leggere l’editoriale di Luca Ricolfi pubblicato sul Messaggero. Non solo perché, da sinistra, analizza alla perfezione le mancanze di questo “progressismo da salotto”. Ma anche perché – senza ideologia o paraocchi – riconosce i meriti del governo Meloni in economia e sicurezza.

“Se c’è una cosa che, ogni volta, è capace di suscitare il mio stupore – esordisce Ricolfi – è il modo, sostanzialmente autolesionista, in cui i media progressisti parlano di Giorgia Meloni, e più in generale del suo primo anno di governo. Ma forse, più che di stupore, dovrei parlare di incredulità. Non riesco a credere, infatti, che tutto – ma proprio tutto – quello che questo governo ha fatto nel primo anno sia sbagliato”.

Le misure economiche per i redditi bassi

Per Ricolfi “è questo il messaggio che, giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, riga dopo riga, battuta dopo battuta, vignetta dopo vignetta, promana dall’universo progressista. Dove il fatto sorprendente è che le critiche non riguardano solo le cose di destra che questo governo ha fatto, come i condoni, le norme ostili alle Ong, l’inasprimento delle pene per alcuni reati, ma anche le innumerevoli misure di sinistra che un’opposizione pensante e intellettualmente onesta avrebbe dovuto accogliere con sorpresa e compiacimento, anziché con rabbia e ostilità. La politica economico-sociale, dagli sconti in bolletta alla riduzione del cuneo fiscale, dalle misure a sostegno delle fasce deboli all’intervento sulle pensioni (punitivo verso i ricchi), ha avuto fin qui un chiarissimo segno progressista. Condoni a parte, non ricordo leggi finanziarie così univocamente sbilanciate a favore dei ceti medio-bassi”.

Le politiche migratorie

Non solo. Secondo il sociologo “persino sulla politica migratoria ci sarebbero molte cose da eccepire”. Si può capire l’opposizione al decreto Cutro, all’accordo con la Tunisia o a quello con l’Albania. Ma “che dire della politica degli ingressi legali?”. Ricolfi riconosce infatti che “nessun governo precedente aveva mai programmato tanti ingressi per lavoro mediante i decreti flussi”.

La sinistra ha già governato

Per il sociologo sono molti i motivi per cui essere insoddisfatti in Italia. Basti pensare alle liste di attesa, ai professori mal pagati, al dissesto idrogeologico e ai salari bassi. Solo per citarne alcuni. “Ma come pensare che l’opinione pubblica sia così stupida e smemorata da mettere tutto questo in conto al governo Meloni – si chiede Ricolfi – senza riflettere per un solo momento sul fatto che, dopo la crisi del 2011, l’unico partito che è stato quasi sempre al governo è il Pd?”.

Certo, si potrà dire che Giorgia Meloni su legge Fornero, tasse, migranti e criminalità non ha ancora mantenuto tutte le promesse. “Come non capire – analizza Ricolfi – che, se critichi la Meloni perché non ha saputo fermare i migranti, stai chiedendo più destra, non certo più sinistra? Che se denunci le troppe tasse, stai invocando più liberismo, non più welfare? Come illudersi che esista un percorso logico che dalle promesse tradite di Giorgia Meloni possa condurre verso il voto a Elly Schlein?”.

Qual è il dramma della sinistra

Per Ricolfi “il vero punto debole” della sinistra progressista “è sostanziale, e consiste nell’incapacità di rispondere alla domanda-chiave: perché i ceti popolari, da diversi decenni, guardano più a destra che a sinistra? Accontentarsi della solita risposta la destra parla alla pancia del Paese, la destra fornisce soluzioni semplicistiche a problemi complessi non è solo vagamente razzista (il popolo è ignorante e manipolabile), ma è drammaticamente controproducente perché non coglie i due tratti fondamentali che, finora, hanno reso la destra più attrattiva della sinistra. Il primo è che ci sono un sacco di cose giuste e di sinistra nella politica della destra. Il secondo è che la destra che Giorgia Meloni ha costruito e vuole rappresentare è culturalmente vicina al modo di sentire della maggioranza degli italiani, e in special modo dei ceti popolari”.

Meloni vicina al sentimento degli italiani

Lo si è capito nel discorso ad Atreju di Meloni. “Quando solidarizza con l’inquilino che non può rientrare in casa propria perché gliel’hanno occupata. Quando difende il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre, e a non essere separati dalla propria madre biologica. Quando prende le distanze dalle follie del politicamente corretto e della mentalità woke. Quando solidarizza con l’insegnante ‘sparata’ e filmata dagli allievi, o stigmatizza i genitori che si fanno sindacalisti dei figli. Quando denuncia l’iniquità del reddito di cittadinanza se erogato a chi potrebbe lavorare. Quando, alludendo agli influencer come Chiara Ferragni, contrappone chi il made in Italy lo fa (a beneficio di tutti), a chi cinicamente lo sfrutta (a proprio esclusivo vantaggio)”.

La conclusione di Ricolfi è una batosta per la sinistra. “In questi e tanti altri casi, Giorgia Meloni fa anche un discorso morale, che non piace a tanti intellettuali progressisti ma incontra, intercetta, e legittima sentimenti profondamente radicati nella sensibilità popolare, e più in generale nel senso comune. Finché non prenderà atto di questo, la sinistra avrà ben poche chance di tornare al potere. E alla destra, forse, non occorrerà cimentarsi nella mission impossible di costruirsi una propria egemonia culturale: dopotutto, fra i ceti popolari l’egemonia ce l’ha già. E la chiusura della mente progressista, incapace di vedere quel che di sinistra c’è nella destra, e quel che di destra c’è nei ceti popolari, è per Giorgia Meloni la miglior polizza di assicurazione”.

Leggi qui l’articolo completo di Luca Ricolfi sul Messaggero