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Renzi sullo ius soli? Un mix di arroganza, mezza cultura e ipocrisia - Seconda parte

Per Renzi non c’è nessuna questione immigrazione e l’averla suscitata ad arte ha impedito al governo Gentiloni di porre la fiducia sullo ius soli come s’era fatto per le unioni civili. In realtà, se si fosse seguito il suo consiglio, il tracollo del Pd sarebbe stato ancora più marcato dal momento che la maggioranza degli italiani non ne vuol sapere di ius soli. Forse a torto, ma, ancora una volta, il punto è un altro: si possono avere delle riserve sulla concessione automatica della cittadinanza italiana a chi è nato nel nostro paese senza venir accusati non di durezza di cuore (accusa legittima anche se la charitas non è un obbligo di legge) ma di lordume etico? Personalmente, come tanti miei amici politicamente non impegnati, non sono affatto convinto dallo ius soli e per una serie di motivi non persuasivi per tutti, lo capisco bene: ebbene per questo dovrei messo alla gogna come uno che fa schifo?

Il catalogo delle intolleranze di Renzi investe diversi altri campi ma limitiamoci alla ‘globalizzazione’. Dire che essa “distorce economia, cultura, identità “ significa “fare un assist a chi dice ’prima gli italiani’”, “chiede di costruire muri” e “istiga all’odio”? Per Carlo Calenda, sintetizza Claudio Cerasa nell’articolo Viva il processo alla globalizzazione (‘Il Foglio’ 6 luglio u.s.),”la crisi di oggi è la conseguenza del dominio trentennale dell’ideologia liberista e della globalizzazione e senza renderci conto che la globalizzazione ha prodotto non solo benefici ma anche nuovi pericolosi monopoli e nuove pericolose forme di diseguaglianza, non sarà mai possibile affrontare con il giusto spirito il fronte sfascista dei nazionalisti”.

Anche Calenda, quindi, fa schifo a chi ritiene la globalizzazione il punto d’approdo del progresso umano, l’esito felice della rivoluzione tecnologica, “la più grande chance per l’Italia”? Mi chiedo davvero come tante persone, a cominciare da me, abbiano potuto vedere in Renzi il terzo tentativo di riformare il nostro sistema politico dopo quelli sfortunati di Bettino Craxi e di Silvio Berlusconi!

Dino Cofrancesco, martedì 9 luglio 2019

Atlantico Quotidiano

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