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La Crusca boccia la neolingua della Murgia - Seconda parte

La lingua piegata all’ideologia

Anche perché il rischio è di violentare la lingua in ossequio ai dettami politicamente corretti. “È senz’altro giusto, e anzi lodevole, quando parliamo o scriviamo, prestare attenzione alle scelte linguistiche relative al genere, evitando ogni forma di sessismo linguistico – scrive la Crusca – Ma non dobbiamo cercare o pretendere di forzare la lingua (…) al servizio di un’ideologia, per quanto buona questa ci possa apparire”. L’italiano ha due generi grammaticali, il maschile e il femminile. Tutto il resto sono invenzioni di alcuni. Punto. “Dobbiamo serenamente prenderne atto, consci del fatto che sesso biologico e identità di genere sono cose diverse dal genere grammaticale”. Se proprio si vuol essere ai passo coi tempi, e dare adito alle proteste di chi vede nella lingua “prevaricazioni del maschile” (avete presente il dibattito su ministra?), allora basterebbe fare “un uso consapevole del maschile plurale come genere grammaticale non marcato”. Senza inventarsi stranezze ideologiche.

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