Alla Ripartenza 2023 negli IBM Studios di Milano si è discusso di energia. E quando si parla di energia s’intendono tante cose. L’energia può essere prodotta col gas, che oggi costa molto più che in passato. Può essere prodotta col petrolio, che però si denuncia essere inquinante. Può essere prodotta con le rinnovabili, che però hanno ancora dei limiti e – dice Vittorio Sgarbi – sono pure diventate il business di Matteo Messina Denaro.
La terza tavola rotonda aveva un titolo chiaro: “Gas o non gas: il dilemma elettrico”. Uno spunto che per Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, merita una precisazione: “La domanda che mi ponevo è: si intende ‘gas o non gas’, oppure ‘metano o non metano?'”. Infatti “fino a qualche tempo fa il problema era crescere e avere energia per farlo”, motivo per cui “abbiamo sviluppato l’energia e la abbiamo trasportata sotto forma di metano ed elettricità”. La corrente elettrica muove però solo il 20% delle nostre attività finali, il resto si basa su due molecole, gas e petrolio, che abbiamo in abbondanza e a prezzo relativamente basso. Adesso il problema è diverso: l’Europa, e un pezzo del mondo, si è messa in testa di “de-carbonizzare” il pianeta entro il 2050. “Quindi ti serve un elettrone green e una molecola green – continua Mazzoncini – Per l’elettrone abbiamo idroelettrico, eolico e solare. Le molecole green invece possono essere idrogeno e biometano. E questi sono gas”. Il mondo decarbonizzato, insomma, avrà ancora bisogno di “gas”, ma in forma diversa: “Nel 20250 – conclude Mazzoncini – avremo un 55-60% di elettrico e il resto prodotto da molecole, ma sarà un gas ma decarbonizzato”.
C’è ovviamente un problema, anzi due. Primo: biometano e idrogeno ne abbiamo ancora in quantità troppo risicate; e soprattutto i costi per l’agenda green non sono pochi. “Solo in Italia, per arrivare al 2050 decarbonizzati servono 2.500 miliardi”. Non esattamente spicci.