Gentile Nicola Porro, seguo da un po’ il suo lavoro, da quando il coronavirus mi ha costretto a stare a casa nell’attesa della soluzione che ovviamente tarda ad arrivare. Leggendo, in questo periodo ho parecchio tempo, mi sono soffermata su questo articolo e altri anche del 2013 sulla decrescita felice, sulla possibilità di attuarla solo se la condizioni erano globali, solo se tutti erano d’accordo a lavorare di meno, a vivere con 600 euro, a non avere più nulla perché era lo stato che aveva tutti i patrimoni e li distribuiva in modo equo….non le sembra che il coronavirus stia diventando lo strumento per attuare questa politica? e che casualmente a capo di ogni decisione presa più o meno democraticamente ci siano propri i cinque stelle o meglio, loro sono spariti tutti, c’è un loro Amministratore Delegato “Conte”? L’altra sera ho ascoltato le parole di Augias che velatamente evidenziava la gestione poco democratica di Conte con i suoi DPCM, fatti senza sentire le opposizioni, senza convocare il parlamento, decisioni importanti che hanno un alto impatto sull’economia, sulla società, sui nostri comportamenti, sui consumi e che a livello sanitario però non stanno dando i risultati tanto attesi, come dicono i dati. Stiamo applicando la decrescita felice, in maniera consapevole? Voluta? Adesso arriverà anche la patrimoniale per farci cosa? I governo dice… Leggi il resto »
Orlo
7 Febbraio 2019, 19:11 19:11
Giacomo,nn dovreste ergeti a possessore di una(o la) verità troppo “intensa” per essere percepita senza enormi sforzi filosofico-psicologici trattandoci da “minus habens” i quali nn connettono più di due neuroni al giorno.
Addentrati nello specifico con un concetto che ci permetta d’interpretare il tuo pensiero.
Da quel che ho percepito tu ritieni che ci sia un calo della morale in seguito ad uno sviluppo socio-economico,scientifico.
Ma,se ho capito bene s’intende,nn riesco a capire il nesso.
wisteria
7 Febbraio 2019, 19:01 19:01
Su un piano squisitamente morale, si potrebbe sostenere che è possibile essere felici con poco, come sempre si pensa che siano stati i nostri antenati. Non è però questo l’intento dello stato che deve provvedere alla crescita economica. I sostenitori dellavdecrescita fanno confusione tra i due piani, etico ed economico, non so se volutamente.
Del resto, se provassimo a vivere come si viveva un secolo fa, anche nelle famiglie borghesi, non ci piacerebbe.
Giacomo
7 Febbraio 2019, 18:28 18:28
La crescita economica c’è stata, così come la decrescita morale. Ecco il senso, apparentemente non colto in questo brano del libro, del senso di “decrescita felice”: non tanto puntare a stabilità o ad abbassare la qualità della propria vita per masochismo e neppure a redistribuire nulla, ma aumentare il godimento di ciò che si possiede a scapito della ricerca esasperata di un nuovo obbiettivo da desiderare e non godere realmente appieno; una decrescita economica che inneschi una crescita morale. Invito a riflettere su: competizione, responsabilità, giustizia, produttività, civiltà e crescita economica.
flavio riggio
7 Febbraio 2019, 17:17 17:17
Caro Nicola Porro credo che lei come molti altri associ la descrescita al concetto di crescita negativa. Il movimento della decrescita propone una ridefinizione del concetto di benessere e pur senza tornare ai tempi della lampada ad olio mira a promuovere degli stili di vita e di consumo più sobri e meno impattanti. Bisogna ripensare ad una società più giusta che smetta di produrre beni effimeri che non sono correlabili ad un’idea di benessere. Come possiamo sostenere un modello di crescita che sta collassando ecologicamente e socialmente. Serve un’educazione alla sobrietà, servono politiche di redistribuzione, serve un’alta tassazione per beni non indispensabile ed impattanti. Occorre decrescere dagli eccessi, rispettare la meritocrazia imprenditoriale ridefinendo in chiave etica gli scopi, ridurre la galoppante disuaglianza. Questo non vuol dire tornare nella Russia stalinista, ma avere buon senso e rispetto per le future generazioni.
“Chi pensa di crescere all’infinito su un pianeta finito é un pazzo o un economista.”K.Boulding
Andrea Salvadore
7 Febbraio 2019, 2:47 2:47
L’eguaglianza é la mortedi una societá, mentre che la diversitá é il lievito per il progresso di ogni societá, non ebbi bisogno di leggere Tocqueville, che feci piú tardi, perché lo imparai nelle elementari dove c’erano bambini che non mi trattaano ed altri che io non volevo trattare. La diversitá é nella natura di ogni gruppo di esseri.
Gentile Nicola Porro, seguo da un po’ il suo lavoro, da quando il coronavirus mi ha costretto a stare a casa nell’attesa della soluzione che ovviamente tarda ad arrivare. Leggendo, in questo periodo ho parecchio tempo, mi sono soffermata su questo articolo e altri anche del 2013 sulla decrescita felice, sulla possibilità di attuarla solo se la condizioni erano globali, solo se tutti erano d’accordo a lavorare di meno, a vivere con 600 euro, a non avere più nulla perché era lo stato che aveva tutti i patrimoni e li distribuiva in modo equo….non le sembra che il coronavirus stia diventando lo strumento per attuare questa politica? e che casualmente a capo di ogni decisione presa più o meno democraticamente ci siano propri i cinque stelle o meglio, loro sono spariti tutti, c’è un loro Amministratore Delegato “Conte”? L’altra sera ho ascoltato le parole di Augias che velatamente evidenziava la gestione poco democratica di Conte con i suoi DPCM, fatti senza sentire le opposizioni, senza convocare il parlamento, decisioni importanti che hanno un alto impatto sull’economia, sulla società, sui nostri comportamenti, sui consumi e che a livello sanitario però non stanno dando i risultati tanto attesi, come dicono i dati. Stiamo applicando la decrescita felice, in maniera consapevole? Voluta? Adesso arriverà anche la patrimoniale per farci cosa? I governo dice… Leggi il resto »
Giacomo,nn dovreste ergeti a possessore di una(o la) verità troppo “intensa” per essere percepita senza enormi sforzi filosofico-psicologici trattandoci da “minus habens” i quali nn connettono più di due neuroni al giorno.
Addentrati nello specifico con un concetto che ci permetta d’interpretare il tuo pensiero.
Da quel che ho percepito tu ritieni che ci sia un calo della morale in seguito ad uno sviluppo socio-economico,scientifico.
Ma,se ho capito bene s’intende,nn riesco a capire il nesso.
Su un piano squisitamente morale, si potrebbe sostenere che è possibile essere felici con poco, come sempre si pensa che siano stati i nostri antenati. Non è però questo l’intento dello stato che deve provvedere alla crescita economica. I sostenitori dellavdecrescita fanno confusione tra i due piani, etico ed economico, non so se volutamente.
Del resto, se provassimo a vivere come si viveva un secolo fa, anche nelle famiglie borghesi, non ci piacerebbe.
La crescita economica c’è stata, così come la decrescita morale. Ecco il senso, apparentemente non colto in questo brano del libro, del senso di “decrescita felice”: non tanto puntare a stabilità o ad abbassare la qualità della propria vita per masochismo e neppure a redistribuire nulla, ma aumentare il godimento di ciò che si possiede a scapito della ricerca esasperata di un nuovo obbiettivo da desiderare e non godere realmente appieno; una decrescita economica che inneschi una crescita morale. Invito a riflettere su: competizione, responsabilità, giustizia, produttività, civiltà e crescita economica.
Caro Nicola Porro credo che lei come molti altri associ la descrescita al concetto di crescita negativa. Il movimento della decrescita propone una ridefinizione del concetto di benessere e pur senza tornare ai tempi della lampada ad olio mira a promuovere degli stili di vita e di consumo più sobri e meno impattanti. Bisogna ripensare ad una società più giusta che smetta di produrre beni effimeri che non sono correlabili ad un’idea di benessere. Come possiamo sostenere un modello di crescita che sta collassando ecologicamente e socialmente. Serve un’educazione alla sobrietà, servono politiche di redistribuzione, serve un’alta tassazione per beni non indispensabile ed impattanti. Occorre decrescere dagli eccessi, rispettare la meritocrazia imprenditoriale ridefinendo in chiave etica gli scopi, ridurre la galoppante disuaglianza. Questo non vuol dire tornare nella Russia stalinista, ma avere buon senso e rispetto per le future generazioni.
“Chi pensa di crescere all’infinito su un pianeta finito é un pazzo o un economista.”K.Boulding
L’eguaglianza é la mortedi una societá, mentre che la diversitá é il lievito per il progresso di ogni societá, non ebbi bisogno di leggere Tocqueville, che feci piú tardi, perché lo imparai nelle elementari dove c’erano bambini che non mi trattaano ed altri che io non volevo trattare. La diversitá é nella natura di ogni gruppo di esseri.