Politica

La “democrazia della minoranza”: piace solo se a vincere è la sinistra

Il caso inglese insegna: costituzionalisti e commentatori zitti di fronte allo sproposito di seggi conquistati da Starmer con appena il 33% dei voti

© Lunamarina tramite Canva.com

Coloro che hanno plaudito alle parole del presidente della Repubblica, Mattarella, sul fatto che non esista «una democrazia della maggioranza», solo due giorni dopo hanno esaltato la grande «lezione delle elezioni inglesi», dove chiaramente una minoranza ha preso tutto. Viene il sospetto che la democrazia piaccia solo se a vincere sia una formazione di sinistra. E dunque tutti con il Presidente in funzione antipremierato meloniano. Per poi dimenticarselo solo due giorni dopo. Andiamo per ordine e saremo più chiari.

Giovedì gli elettori inglesi hanno consegnato il Regno Unito, dopo 14 anni di dominio conservatore, al partito laburista di Keir Starmer. In poche ore il nuovo premier si è presentato dal Re e ha traslocato a Downing Street. Nella Camera dei Comuni i laburisti avranno infatti 412 seggi e i conservatori 121.

Non c’è partita. Potranno votare una legge che tolga ai ricchi e redistribuisca ai poveri, come hanno promesso, con poco sforzo.

Eppure, sentite bene, i laburisti trionfanti hanno conquistato circa mezzo milione di voti in meno di quando persero nel 2019. I labour pur convincendo solo il 33,7 per cento degli elettori, avranno in Parlamento il 65 per cento dei seggi. Non era mai successo nella storia moderna inglese. Il conservatore Boris Johnson vinse le elezioni cinque anni fa con una percentuale di voti del 43 per cento che si trasformarono in maggioranza alla Camera dei Comuni. Se sommiamo i voti ricevuti dai vincitori (Labour) e perdenti (Tories) si arriva al 57 per cento.

Arriviamo dunque ai nostri saggi. Ritengono che l’Italia con il premierato possa sbilanciare i poteri verso l’esecutivo e tremano, sempre i saggi, che la prossima legge elettorale possa contenere un premio di maggioranza che ci allontani dalle democrazie. I medesimi saggi sarebbero stati coerenti, ma non lo sono, nel preoccuparsi della vittoria «sinistra» nel Regno Unito. O della vittoria alle presidenziali del 2022 di Macron, a loro evidentemente gradito, con un passaggio al primo turno del 28 per cento. Francia e Germania sono risultate più che democrazie delle maggioranze, governi delle minoranze. Non risulta che illustri costituzionalisti italiani si siano indignati per la deriva starmeriana dell’Inghilterra o per «l’autocrazia macroniana».

I nostri opinionisti e alcuni costituzionalisti fingono di discutere sulle regole, ma si occupano piuttosto dei colori delle maggioranze.

Nicola Porro, 7 luglio 2024

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