In Italia scrivono e presentano libri un po’ tutti. Anche chi ha sporcato pagine nere della storia d’Italia. Barbara Balzerani, ex terrorista, la “Primula rossa” delle Br, quella che voleva andare oltre confine per evitare “i fasti del quarantennale” del rapimento di Aldo Moro, venne ospitata a Roseto degli Abruzzi, a Milano, a Venezia, nel caso meneghino anche in sale comunali. Lo stesso dicasi per Renato Curcio e tanti altri cattivi maestri. Polemiche ce ne sono state, ovviamente. Ma guai ad impedire un incontro: solo il nazismo metteva all’indice i libri, quali che fossero i loro autori. Tranne, ovviamente, se a scriverlo è un giornalista “di destra” come Francesca Totolo, collaboratore del Primato Nazionale, censurata a Campi Bisenzio senza che nessuno s’indigni.
Eppure qualcuno dovrà pur urlare allo scandalo. E poco importa cosa stia scritto all’interno di “Le vite delle donne contano – Lola, Pamela, Desirée, quando l’immigrazione uccide” (Altaforte edizione). Non è una questione di contenuti, che pure hanno una loro logica (come le hanno le parole di Valditara sul patriarcato degli immigrati) nel ricordare tante donne massacrate da stranieri e immigrati. Non riguarda neppure le idee dell’autore, delle sue posizioni sui social, delle teorie che sposa o della militanza con CasaPound. È una questione di principio. Come è possibile che una banale presentazione di un libro innocente, che peraltro racconta storie vere, storie drammatiche, di omicidi efferati al pari di quello di Giulia Cecchettin, venga cancellata solo perché il Pd cittadino e il sindaco Andrea Tagliaferri non sono d’accordo? Dove sono la democrazia, la libertà di parola, l’importanza della cultura in ogni sua forma?
Non stiamo parlando dei Mein Kampf, sia chiaro. E neppure delle memorie di un brigatista rosso mai pentito. Ma di un libro che intende “raccogliere tutti i crimini commessi in Europa da immigrati, clandestini, richiedenti asilo, ovvero, omicidi, stupri e aggressioni che hanno trovato pochissimo riscontro nei media”. Si parla di stupri di gruppo, violenze domestiche, ricatti e percosse, tratta delle bianche. Ma anche di quel silenzio imposto dal politicamente corretto, così pronto ad accusare tutto il genere maschile (indistintamente) per l’omicidio commesso da Filippo Turetta ma stranamente poco inclini a condannare con pari ferocia i crimini commessi da un clandestino. I dati sui reati degli stranieri e le tesi sulla “sostituzione etnica” della Totolo non piacciono ai democratici? Che le contestino. Ritengono il libro spazzatura? Lo smentiscano punto per punto, con articoli, convegni, lettere ai media. Ma negare il dibattito e una sala consiliare puzza molto di metodo “centro sociale”: fuori i “fasci” dagli spazi pubblici, qualsiasi cosa affermino, se necessario anche con la violenza o la censura.
Sotto la scure delle imposizioni Pd, infatti, alla fine il presidente del Consiglio Comunale di Campi Bisenzio, che in un primo momento aveva concesso la sala, ha ritirato l’autorizzazione all’evento organizzato dal gruppo di Fratelli d’Italia. Domenica 24, dunque, nessun incontro alla sala Sandro Pertini. “Trovo semplicemente imbarazzante che, ancora una volta, la sinistra cerchi di censurare la verità documentata nel mio libro”, dice lei. Barbara Balzerani sì, Francesca Totolo no. Il paradosso è evidente. Stride. Fa rumore. “La difesa delle donne dovrebbe unire non dividere – aveva provato a replicare Fratelli d’Italia – Basta con le mistificazioni e le bugie. Triste il fatto che, mentre ricorre sempre più il tema dei femminicidi e della violenza sulle donne il Pd non solidarizzi con la presentazione di un libro che parla di casi di femminicidi, ma scateni una campagna di odio, di divisione con bugie strumentali”. Non è bastato.
Franco Lodige, 21 novembre 2024
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