Esteri

La deputata musulmana e l’antisemitismo made in Usa

Esteri

Continuiamo con la speciale zuppa di Porro straniera. Grazie ad un nostro amico analista che vuole mantenere l’anonimato, che parla diverse lingue, legge molti giornali stranieri e soprattutto li capisce, rileggiamo un pezzo di Thomas Friedman (New York Times) sulle pulsioni antiIsraeleiane e vagamente antisemite che circolano in America.

Thomas L. Friedman ha scritto sul New York Times del 6 marzo un sofferto pezzo su Ilhan Omar, musulmana di origine somala, matricola democratica al Congresso, eletta nel quinto distretto del Minnesota, luogo dove è cresciuto anche l’opinionista del Times e che lui ricorda come segnato innanzi tutto dalla presenza di ebrei e immigrati scandinavi che hanno contribuito a fare di quel pezzo di America un’area culturalmente civile e tollerante.

Friedman grande corrispondente in Medio Oriente del quotidiano newyorkese, ha appoggiato, poi rivedendo parte dei suoi giudizi, le guerre di Bush jr, in seguito ha sostenuto con nettezza le mosse di Barack Obama nell’area. Ora si trova di fronte a una giovane deputata che i suoi amici gli descrivono come aperta e intelligente, ma che flirta (facendo atti concreti in questo senso ma poi cercando di negarli) con le campagne per il boicottaggio, le sanzioni e i divinvestimenti in Israele, una linea che alla fine non può non concretamente contribuire a porre l’obiettivo della distruzione dello stato ebraico.

Friedman concede alla Omar che Bibi Netanyau ha una linea gravemente errata sulla costituzione dei “due stati” palestinese e israeliano, che l’Aipac (American Israel Public Affairs Committee) la lobby ebraica che sostiene Gerusalemme, sbaglia ad appiattirsi sul premier “falco” israeliano, ma anche un giornalista competente pur politicamente schierato con nettezza, non può chiudere gli occhi su che cosa significa denunciare in un certo modo il lobbismo ebraico, che cosa significa non capire quanto sia decisiva l’esistenza di un’oasi integralmente democratica in Medio Oriente, e come un’infinita compassione per il popolo palestinese non possa nascondere rigurgiti evidenti di antisemitismo.

Anche la rozzezza di Donald Trump e l’odio che suscita dalle parti di Manhattan, alla fine non può, soprattutto in ambienti ebraici segnati dalla storia tragica del Novecento, il carattere ripugnante di certe posizioni contro Gerusalemme.

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde

SEDUTE SATIRICHE