Il ritorno di Vittorio Sgarbi alla Ripartenza 2024 non è passato sicuramente inosservato. Prima della straordinaria lecture su Michelangelo, il critico d’arte ha annunciato le dimissioni da sottosegretario alla Cultura con un colpo di teatro che ha lasciato di stucco anche Nicola Porro, deus ex machina della kermesse: “Io sono solo Sgarbi e non più un sottosegretario. Comunico ai giornalisti che mi dimetto con effetto immediato”. Dopo lo choc iniziale, Sgarbi ha incantato la platea del Centro congressi della Fondazione Cariplo con la sua riflessione artistica sul Buonarroti.
Con il libro “Michelangelo. Rumore e Paura” (La nave di Teseo), Sgarbi ha chiuso la trilogia del Rinascimento dopo Leonardo e Raffaello. Un racconto impetuoso della vita e delle opere di un artista predestinato, capace di realizzare tra Firenze, Bologna e Roma una sequenza di capolavori che lo affermano come un maestro assoluto, venerato, copiato, rispettato per tutti i secoli a venire, fino ai giorni nostri. Nel corso del suo intervento alla “Ripartenza”, Sgarbi ha posto l’accento sul rapporto tra tempo, morte e fede e lo ha fatto da una prospettiva a dir poco affascinante.
“Oggi la fede ha forti limitazioni. La morte è l’incubo della nostra vita. E puoi vincere la morte con la fede in Dio. Un tema meravigliosamente filosofico e teologico, che indica che le persone semplici hanno nella fede la certezza di non morire. Sono certi che la morte si vinca attraverso la religione e la fede”, un passaggio di fronte alla maestosa “Pietà di Michelangelo”, ispirata da Dante e dal suo misurarsi con Dio: qui rappresenta i versi dell’ultimo canto della Divina Commedia, in cui San Bernardo indirizza la sua preghiera alla Vergine e si tratta di un’opera già matura, che certifica la genialità senza confini del suo autore.
Architetto, scultore, pittore e poeta, Michelangelo è un maestro di quattro discipline, spesso fuse insieme. “La Pietà” ne è l’esempio, grazie alla capacità dell’artista di esprimere nel marmo la forza delle parole, ha evidenziato Sgarbi, che s’è soffermato sul talento dell’artista di sospendere il tempo, indicando così la continuità del rapporto tra la madre (qui rappresentata come una ragazza) e figlio. Poi, ancora, le riflessioni sulle opere ispirate dalla “Pietà”, dal Bellini al recente Jean Fabre, per passare al “David” e allo straordinario lavoro pittorico, in cui ravvisiamo la lezione dei maestri del passato ma anche il lavoro degli artisti coevi, in un dialogo continuo proseguito con pittori e scultori successivi su cui eserciterà la sua influenza. L’analisi di un genio attraverso le parole di un fuoriclasse della materia, ovvero Vittorio Sgarbi.