La femminista Murgia ignora gli insulti alla Meloni

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meloni murgia

Dobbiamo dare atto a Michela Murgia della sua onestà intellettuale. La celebre scrittrice, da sempre simbolo di quel femminismo più puro, non si è risparmiata nell’esprimere solidarietà a Giorgia Meloni. Poche ore dopo gli insulti del prof. Giovanni Gozzini (“pesciaiola”, “rana dalla bocca larga”, “vacca”, “scrofa”, “peracottara”) contro la leader di Fratelli d’Italia, la Murgia si è subito spesa nell’esprimere la sua piena e indiscussa solidarietà. Da donna a donna, come lei ama fare.

Rettifico: non è successo niente di tutto questo. E possiamo dire che la cosa ormai non ci sorprende più. La paladina dei diritti delle donne, quella che si batte per la parità di genere, che denuncia ogni forma di sessismo, che vede uomini violenti e prevaricatori dietro ogni angolo, in queste ore si è ritirata in un silenzio tombale. Ma come? Proprio lei? Lei che è arrivata addirittura a sostenere che le quote rosa devono essere raggiunte in qualsiasi modo, anche attraverso la “coercizione”. Sì, avete letto bene, “coercizione”, termine che non dovrebbe far parte del vocabolario di una sincera democratica come lei. Lei che lo scorso anno si scagliò contro il Festival di Sanremo, contestando Amadeus e la Rai colpevoli di aver invitato come co-conduttrice Francesca Novello, la fidanzata di Valentino Rossi. Portata, secondo la Murgia, sul palco dell’Ariston solo “in qualità di accessorio di uno famoso”.

È curioso che la scrittrice non consideri, quantomeno fuori luogo, i termini “rana dalla bocca larga”, “vacca”, “scrofa” utilizzati nei confronti di una donna che fa politica. Forse la Meloni è “colpevole” di stare dall’altra parte della barricata rispetto alla scrittrice. Misteri della Murgia e di quelle come lei che ormai ci hanno abituato a questo genere di atteggiamento, al solito doppiopesismo che da sempre contraddistingue una certa intellighenzia. Quell’intellighenzia colta, misurata, buona, con la verità in tasca, che si batte per gli ultimi e gli indifesi, ma che porta avanti le proprie battaglie rigorosamente e comodamente dai salotti, col calice in mano e qualche stuzzichino. Quell’intellighenzia che quando vede vittima di attacchi una donna che non fa parte del loro circoletto, ignora qualsiasi episodio fischiettando. Questo perché la donna di destra è meno donna delle altre e non merita lo stesso trattamento, alla faccia delle pari opportunità.

E pensare che proprio in questi giorni alcune di loro stanno facendo una vera e propria “rivolta rosa” per la mancanza di ministri donne nel governo Draghi, con il Pd che dovrebbe rappresentare questa voce insofferente e che invece ha deciso (a nostro avviso legittimamente) di scegliere tre ministri uomini. Ammazza che affronto.

Ma forse stiamo solo esagerando: Michela Murgia in questi giorni sarà stata “in tutt’altre faccende affaccendate”. Alla fine è ancora in tempo ad esprimere un qualsiasi cenno di solidarietà. Non ci rimane che aspettare. Aspetta e spera.

Marco Baronti, 22 febbraio 2021

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