È difficile parlare di Michela Murgia. Però è impossibile non parlarne perché, dalla famosa intervista in cui si raccontava come quasi terminale, ha perso ogni freno, ogni controllo, e già erano labili, e si abbandona ad uscite francamente sconcertanti. “Tanto che m’importa, mica mi possono licenziare” chiosa lei, alludendo al tempo che le resta: non capisce che non è quello il punto ma lasciare, sperando il più tardi possibile, un decente ricordo, abbandonando almeno i toni più fanatici e irrazionali, quella intolleranza che lascia sospettare un disagio endemico e chissà quanto antico. Si tratta di questo: neppure la parata del 2 giugno, della Festa repubblicana, si salva dai deliri murgiesi, perché sono deliri: prende lo spezzone in cui sfila il Gruppo Operativo Incursori (GOI), che trae le sue origini dalla Decima Flottiglia Mas della Seconda Guerra Mondiale, la “Decima”, e ci confeziona su Instagram un cinegiornale allucinante: eccoli, fanno il saluto romano, inutile che vi spieghi, ecco La Russa che gode e fa il segno della vittoria…
A uno cascano le braccia, casca tutto, anche la pietas che sempre si deve, che immediata si prova. Solo Murgia può offrire una rilettura da Ventennio pieno, ma per cosa poi? Non l’ha ancora capito che questo è un governo neodemocristiano, filoeuropeista, puntato da mille occhi, un governo che cammina sulle uova di un deep state ostile, che corre dietro alle noci del pnrr usato per pagare armi a Zelensky come piace a Ursula e al Pd? Come fa questa, che passa per intellettuale, a trascurare che va in scena la solita messinscena dell’Italia democratica e repubblicana il che significa antifascista? Che quei parà a sfilare con passo lievemente accelerato possono sembrare un richiamo alla patria, una parodia alla Bracardi, tutto ma per l’amor del cielo no una evocazione delle fosche memorie? Che quello è il saluto per così dire ufficiale alla bandiera, alla patria, non al Duce dei colli fatali? Sotto gli occhi di Mattarella che è un puro prodotto piddino, renziano e in otto anni ha fatto di tutto per frenare, se non boicottare, “le destre” come piace chiamarle a Murgia e ai suoi amici, non smettendo mai un ruolo di garante del regime che chiudeva, che blindava? Murgia, ai tempi del Covid, trovò modo di sprecare una frase, quella sì, davvero fascista: Spero resti per un po’, così in aereo viaggio senza nessuno intorno. Poi le cose sono precipitate, i Conte, i Draghi hanno cominciato a stritolare i diritti costituzionali e Mattarella li avallava, li proteggeva: se regime autoritario c’è stato, è stato allora, ma quello a Murgia piaceva.
L’evocazione fascista sotto gli occhi di un capo dello Stato di sinistra, della presidente della Corte Costituzionale di sinistra (ha legittimato le misure concentrazionarie sulla base di una ortodossia governativa sorretta dalla presunta scienza), da politici di sinistra e di destra che più moderata non si potrebbe, sotto gli occhi dell’Europa che tiene in scacco il governo italiano e non perde occasione per mandare i suoi pizzini, le sue bombette. E potremmo continuare. Come fa la scrittora Murgia a non tener conto di tutto questo? Ignazio La Russa? Ma dice sul serio? L’ottantenne La Russa in presunta fregola del regime nato cento anni fa, morto ottanta anni fa, uno che bongré malgré avrà fatto professione di antifascismo le diecimila volte solo in questi mesi?
Davvero Murgia pensa che nell’Italia occidentale, europea e atlantica la svolta dura, saloina, dittatoriale possa essere possibile e solo lei l’abbia colta? Non lo sa che in Italia i golpe sono tutti miseramente abortiti a nascere, che se mai si è preferita la soluzione omeopatica, tramite la P2, tramite via Fani, e poi con Mani Pulite, fatta per chiudere la prima repubblica? Non lo vede che la sinistra può comandare dieci, quindici anni senza investitura popolare e se cacciata dagli elettori continua a dettare la sua legge con la sovrastruttura culturale e informativa, come minimo? O davvero dobbiamo sentirci ancora nel ‘22, come paventano le professoresse democratiche già iscritte col Pd, siccome un paio di lacchè hanno deciso di mollare la Rai per andarsene dove guadagnano ancora di più, ed erano già nababbi? Nel centrodestra italiano sopravvive il centro, già affollato, ma dove tutti convergono. Tutti, anche Salvini che giocherà anche alle liaison con la Le Pen ma si capisce che non è una cosa seria, basti la giustificazione, incredibile ma a fior di labbra, che ha dato a chi scrive un euroleghista salviano in piena diretta televisiva: “Prima volevo bombardarla la Ue, ma da quando ci sono dentro ho capito che conviene”.
Con simili esempi, Murgia dove lo vede il fascismo? Se stato autoritario c’è, se c’è stato, c’erano dentro tutti e al timone c’era la sinistra, c’era il Pd che per lei è sempre troppo moderato, troppo morbido se non introduce la giustizia politica, l’arcipelago Gulag: e a quel punto come fai a non sentirla una nemica, una che ti insidia, sia pure in un senso solo teorico e parolaio? Ci si sente perfino stupidi a parlare di quello che c’è con chi vede solo quello che non c’è, ma se Murgia vuole continuare i suoi giorni con dignità la smettesse con le farneticazioni, perché oltre un certo limite anche la comprensione più paziente, più ostinata si arrende.
Ps: inutile ricordare alla Murgia che il Gruppo Operativo Incursori della Marina partecipò anche alla sfilata del 2 giugno 2014. Sotto lo sguardo di Giorgio Napolitano, Matteo Renzi e Laura Boldrini. E che quello che lei ha scambiato per un “saluto romano” viene fatto da tutti i militari che guidano la propria brigata in parata come segnale. Fascisti ovunque?
Max Del Papa, 3 giugno 2023