La folle idea di Bankitalia: ancora più tasse sulla casa

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“Un maggiore prelievo sul possesso di immobili per finanziare un minor carico sui fattori produttivi potrebbe rappresentare un’opzione di riforma favorevole alla crescita”.
“Margini di riforma nell’ambito della tassazione della ricchezza immobiliare possono essere individuati nell’ampliamento della base imponibile dei prelievi esistenti, realizzabile sia attraverso la revisione dei valori catastali, sia con l’inclusione delle abitazioni principali”.

Parola d’ordine: tassare

Quelle riportate sono due frasi estratte dal documento depositato in Parlamento dalla Banca d’Italia in occasione di un’audizione sulla riforma dell’Irpef “e altri aspetti del sistema tributario”. Insomma, secondo la nostra Banca centrale, occorre aumentare ulteriormente la già spropositata tassazione patrimoniale su case, negozi, uffici. Sconcertante. Anche perché tra i molteplici danni che ha causato la sua quasi triplicazione, con l’Imu, ve n’è almeno uno che dovrebbe interessare Bankitalia: il crollo del valore degli immobili, e quindi delle garanzie reali delle banche, ora ulteriormente aggravato dalla pandemia.

Ma si tratta di un danno che si somma ai molti altri prodotti dall’ipertassazione dell’ultimo decennio: dalla contrazione dei consumi alla crisi dell’edilizia e di tutte le attività economiche collegate con l’immobiliare. Ancora non è stato distrutto abbastanza?
Quanto alla giustificazione della richiesta di un ulteriore carico tributario sul possesso di immobili, la Banca d’Italia torna a citare la vecchia tesi – fondata su risultati econometrici piuttosto deboli – secondo la quale si tratterebbe di una forma di prelievo ‘poco distorsiva’.

Una tesi smentita, oltre che dai fatti, da nuovi studi, che hanno dimostrato come l’evidenza empirica che sta alla base di tale visione sia molto fragile. Una tesi – comunque – che, se anche fosse vera, dovrebbe almeno incontrare dei limiti: con una tassazione patrimoniale passata dai 9 miliardi annui dell’Ici ai 22 miliardi dell’Imu, è ancora pensabile invocare – anche da parte di chi la ritenga fondata – la distinzione fra tasse buone e tasse cattive?

Distruggere il risparmio degli italiani

A dirla tutta, però, non ci sarebbe neppure da scomodare la teoria economica per contrastare un’idea così folle. Ma come? Gli immobili perdono valore ininterrottamente dal 2012 (guarda caso, l’anno di entrata in vigore dell’imposta pensata dal senatore a vita Monti); la pandemia ha reso improduttive tutte le case finora affittate a turisti e studenti; anche l’affitto di lungo termine è in crisi (e lo sarà sempre più dopo la vergogna del blocco degli sfratti); i locali commerciali sfitti si moltiplicano ogni giorno; nelle aree interne e spopolate non si contano le case vuote.

In questa situazione drammatica come non mai, la Banca centrale italiana propone di aumentare ancora la tassazione patrimoniale sugli immobili?


Le ipotesi sono due: o i funzionari della Banca d’Italia vivono in un altro mondo (e un po’, forse, è così) oppure c’è una volontà precisa di distruggere definitivamente il risparmio delle famiglie italiane. Altre spiegazioni non sono ipotizzabili.

C’è poi un’ultima considerazione da fare. Da una struttura considerata di alto rilievo scientifico come la Banca d’Italia ci aspetteremmo idee intelligenti e innovative per ridurre le tasse, non per spostarle.

Giorgio Spaziani Testa, 12 gennaio 2021

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