Economia

La follia dei dazi: fanno la gara a chi ce l’ha più lungo

Trump Ursula
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Questa vicenda dei dazi è un bel problema. E sapete perché? Perché poi funziona un po’ come la guerra tra maschi a chi ce l’ha più lungo, scusate la volgarità. Io ti metto il dazio del 50 per cento sul bourbon; ah sì? e io ti metto il 200 per cento sulle motociclette; e allora io ti tasso il vino italiano; e allora io me la prendo con la Harley Davidson, cazzo. E via dicendo.

Voi capite che a suon di tariffe non si finisce mai.

Quindi l’idea stessa dei dazi è folle. Poi certo: purtroppo già esistono. E ha ragione Salvini a dire stiamo attenti anche a tutti i dazi che ci mettiamo noi in Europa, cosa che peraltro ha spiegato pure Mario Draghi: abbiamo una quantità di barriere che rendono difficile anche il commercio inter europeo.

Però il punto fondamentale, come si legge oggi una bella intervista a Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini, è che il dazio non si “conclude” mai solo al bene tassato. Se gli Usa colpiscono i vini italiani, infatti, per noi sarà un danno enorme visto che esportiamo 2 miliardi negli Stati Uniti, ma calcolate che per ogni euro di vino che noi vendiamo lì ci sono poi 4,5 euro di indotto che ruota intorno al vino italiano. Un giro di affari che è pienamente americano: i distributori, gli importatori, i sommelier, quelli che studiano il marketing, quelli che scrivono le campagne pubblicitarie, quelli che li vanno a vendere nei ristoranti, eccetera eccetera eccetera. Cioè, dice Frescobaldi: per noi sarà un danno, ma sarà un bel casino anche per gli stessi americani.

dalla Zuppa di Porro