La follia di chi vuole la Turchia in Europa

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L’immigrazione può essere un’arma. Non c’è dubbio, e ce lo insegna una volta di più la cronaca di questi giorni. La Turchia infatti ha avvertito l’Unione europea: vogliamo finanziamenti e silenzio assenso sull’invasione della regione curda della Siria. Altrimenti vi scarichiamo sul groppone un paio di milioni di immigrati e profughi che vorrebbero transitare dal nostro territorio per approdare in Grecia. Ricorderete che la minaccia non è nuova. Già una volta l’Unione europea ha pagato la Turchia per farsi carico dei campi di accoglienza ed evitare un’ondata migratoria in Grecia.

Probabilmente l’ingresso della Turchia in Europa non avverrà mai, di certo fino a quando ci sarà Erdogan al potere. Conosciamo alcuni fatti della storia recente: il controllo dei media, i processi per reati d’opinione, il bizzarro colpo di Stato che ha avuto, come unica conseguenza, la consegna del potere assoluto nelle mani di Erdogan. Eppure molti erano e forse sono ancora convinti che spalancare le porte alla Turchia fosse una grande mossa.

Premesso tutto questo, immaginate l’ingresso di 80 milioni di turchi, in larghissima maggioranza musulmani, in Europa. I demografi credo siano tutti d’accordo: significherebbe la fine dell’Europa, almeno di quella in cui siamo cresciuti, e l’inizio di qualcos’altro. Tale ingresso, sarebbe avvenuto in coincidenza con un cambiamento significativo della demografia europea. Come hanno segnalato molti studiosi (anche italiani) se la tendenza delle nascite proseguirà nell’attuale direzione, presto in Belgio, Olanda e Svezia avremo città a maggioranza musulmana. Poi avremo intere nazioni a maggioranza musulmana. Questo comporterebbe un radicale cambiamento del nostro stile di vita e del nostro sistema politico. I musulmani, generalizzando ma credo in modo non impreciso, sono fedeli innanzi tutto a una religione e poi allo Stato in cui vivono. Il Corano regola tutte le attività, attraverso una complessa giurisprudenza. La democrazia, agli occhi di un fedele, non ha alcun senso, né si vede come potrebbe averlo. Il mondo musulmano segue da sempre altre strade, dalle monarchie assolute all’accordo tra tribù o entrambe le cose. La stessa Turchia nel giro di poche generazioni è tornata ad avere un Sultano: Erdogan, appunto. Quando ci guardano, forse molti immigrati vedono popoli decadenti, nichilisti tanto boriosi quanto insicuri. E neppure hanno tutti i torti.

Intendiamoci: i Paesi musulmani hanno pieno diritto a organizzarsi come vogliono, e la democrazia non è affatto la panacea di ogni male. Ci sono state, anche in Europa, monarchie assolute più rispettose della libertà rispetto a molte democrazie. Inoltre la cultura musulmana è estremamente affascinante, come sa chi ha viaggiato nelle terre dell’islam. Però, per quanto mi riguarda, qui in Europa preferisco tenere il nostro modo di vivere, con tutte le sue storture, la mia religione, le nostre libertà fondate sulla separazione dei poteri. Come si fa? Con politiche adeguate di sostegno alle famiglie. Alcuni Paesi lo hanno capito: l’Ungheria del cattivone Orban ma anche la Francia del buonissimo Macron.

Alessandro Gnocchi, 12 ottobre 2019

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