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La foto che smaschera l’Onu: “Vi manca carburante? Chiedetelo ad Hamas”

Prosegue la crisi umanitaria a Gaza: serve gasolio per garantire gli aiuti. Ma Tel Aviv risponde

guterres israele

“Senza carburante a Gaza, saremo costretti a sospendere le nostre operazioni nella Striscia di Gaza a partire da domani sera”, ha dichiarato ieri – dal suo profilo X – l’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Gli aiuti umanitari sono ormai messi a serio rischio a causa del territorio devastato dalla guerra tra Hamas ed Israele, che è andata nei fatti a bloccare gli ospedali e tutte le relative operazioni di soccorso.

Gaza, crisi umanitaria

Nonostante il territorio sia controllato dei terroristi di Hamas, la responsabilità non poteva fare altro che ricadere su Israele. I militari di Tel Aviv, infatti, nelle scorse ore hanno dato via libera a pesanti bombardamenti lungo la striscia di Gaza, provocando la morte di circa 80 persone. A partire dall’invasione dell’organizzazione fondamentalista dello scorso 7 ottobre, Israele ha deciso di tagliare i rifornimenti di acqua, cibo e beni di prima necessità a Gaza, comportando una polarizzazione pure nelle stanze dei bottoni dell’Ue, dove negli ultimi giorni si sta registrando un vero e proprio braccio di ferro tra Ursula von Der Leyen – a favore della linea israeliana – e Josep Borrell – sin dall’inizio critico nei confronti delle operazioni di Tel Aviv.

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Eppure, il dato centrale è un altro: la striscia di Gaza è un’area interamente controllata da Hamas. Con l’invasione di tre settimane fa, con il lancio di 5mila missili verso Israele in meno di un’ora, i terroristi hanno sfidato l’arsenale del governo di Bibi Netanyahu. Ed è solo da lì che Israele ha optato per la misura radicale del taglio degli aiuti umanitari. Insomma, vogliamo dire che senza l’attacco di Hamas il disastro umanitario (dove, appunto, Tel Aviv è indentificata come la principale responsabile, nonostante non si tratti di un suo territorio) non ci sarebbe mai stato.

Israele: “Chiedete ad Hamas”

A rispondere, in modo forte e chiaro, all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi è stato il profilo X delle forze di Difesa israeliane: “Questi serbatoi di carburante sono all’interno di Gaza. Contengono più di 500.000 litri di carburante. Chiedete ad Hamas se potete averne un po’”.

Un attacco che, però, dimostra la realtà dello scenario e l’ipocrisia di parte del mondo occidentale. Dopo la dichiarazione di Netanyahu, relativamente alla volontà israeliana di occupare Gaza e cacciare Hamas, i vertici dell’organizzazione terroristica avevano già abbandonato il territorio, ordinando però alla popolazione di rimanere all’interno dei centri abitazione, nonostante l’evacuazione intimata più volte da Tel Aviv. Anche in quel caso, le responsabilità caddero sul governo israeliano, come se l’altra parte fosse inesistente, mascherata da un silenzio assordante dei vertici atlantici e occidentali.

Lo stesso procedimento si sta attuando per gli aiuti umanitari, dove Hamas – nel territorio di sua competenza – non è minimamente criticata ed interpellata. Insomma, si tratta dell’ennesima dimostrazione del sentimento anti-israeliano presente a larghi tratti nel mondo occidentale. Un sentimento di ‘comprensione’ ben sottolineato dall’ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite, Gilad Erdan, il quale ha invitato Guterres a dimettersi dopo gli attacchi da lui lanciati poche ore fa contro Tel Aviv. Un sentimento, però, che è sinonimo di decadenza dell’Occidente e dei suoi valori.

Matteo Milanesi, 26 ottobre 2023