Politica

La Francia cancella la croce. È uno stupro alla nostra cultura

Nella grafica delle Olimpiadi 2024, la cupola “des Invalides” perde il simbolo cristiano

© Narcisa Palici, fromn e Muhisya tramite Canva.com

La primavera araba in Occidente di cui oggi parla Costanza Esclapon è un’esagerazione? No, non direi. Basta andare a vedere sulla prima pagina del Corriere della Sera il pezzo di Aldo Cazzullo. È titolato “Croce sulla cupola, l’errore di abolire la croce” e mi aveva portato a pensare che Cazzullo avesse fatto un pezzo per me interessante e condivisibile. Se poi però leggete il pezzo, scoprite che è soltanto una manifestazione della grandissima conoscenza storica di Cazzullo, ma opinioni di Cazzullo, soprattutto controcorrente rispetto ai woke e i liberal, ce ne sono zero. Quello che succede, e che Cazzullo spiega nel suo articolo, dà il senso di questa primavera araba d’Occidente di cui parla Escalpon.

In occasione delle Olimpiadi del 2024 di Parigi, hanno preparato una locandina pubblicitaria in cui c’è Les Invalides, ma dalla torre hanno sostituito la croce con una guglia. Cazzullo si chiede retoricamente nelle prime righe: “Si tratta semplicemente di woke culture o di rispetto dei culti di tutti quelli che verranno a Parigi?”. Già porsi questa domanda è una gigantesca cazzata: voi pensate che si possa cancellare la storia in virtù di un maggiore atteggiamento di apertura? Come se non bastasse, pensate che Cazzullo risponda effettivamente a questa domanda? No, fa come solito con il suo solito cazzullismo per diventare direttore di Repubblica.

È imbarazzante: ragazzi qui non può discutere se togliere o meno la croce da un monumento. Cazzullo conclude poi il pezzo buttandola in vacca non avere il coraggio di dire che togliere una croce da una chiesa è uno stupro nei confronti della nostra cultura. Siamo morti: togliere quella croce vuol dire uccidere l’Occidente. Non c’è bisogno di essere cattolici o cristiani: questo vuol dire negare le nostre radici e noi siamo le nostre radici, cosa che è chiara a tutti, ma evidentemente Cazzullo non ha la forza di poterlo dire sulla prima pagina del Corriere della Sera.

Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 7 marzo 2024

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