La Francia non perde il vizio giacobino: la democrazia è “cosa loro”

La filosofia è gnostica: alcuni di autodesignano “giusti” e obbligano il popolo ad adeguarsi. Neppure il voto ci salva

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I giacobini hanno lasciato un bel regalo al mondo occidentale: il giacobinismo. Il quale consiste in questo: una sparuta minoranza decide a tavolino cosa sia il bene e cosa il male, poi applica con la forza il suo schema al popolo col metodo del letto di Procuste. Che i troppo corti li stirava e i troppo lunghi li mutilava per fare rientrare tutti nelle misure del suo giaciglio.

La filosofia è gnostica: alcuni di autodesignano “giusti” e obbligano il popolo, massa pecorona che non sa qual sia il suo vero bene, a fare quel che dicono loro. “Faremo della Francia un cimitero se non potremo rigenerarla a modo nostro!”, proclamò un autorevole esponente della cricca robespierriana. E, infatti, ghigliottina. E non bastava obbedire, ma dovevi anche dimostrare entusiasmo. Da qui la coccarda obbligatoria e il certificato di “civismo”. Da qui la modifica del linguaggio, l’introduzione di nuove feste a tema, la cancel culture (decapitarono anche le statue dei Re su Notre Dame). Vi ricorda qualcosa?

La Francia non ha perso il vizio, come si vede attualmente. La democrazia è “cosa loro”, perciò della volontà popolare se ne impipano. Il popolo vota la destra (che anche i nostri tiggì continuano a chiamare “estrema”) e giù i suoi c.d. rappresentanti a forzare leggi e regolamenti (che loro stessi hanno inventato) ad aggirarla, a vanificarla, perché il popolo, come si è detto, è un bamboccio che non sa quel che fa.

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È sempre dalla Francia che tutto è partito. Prima, il re medievale era solo un primus inter pares coi suoi baroni. E a mantenerlo nei giusti princìpi (teorici e generalissimi, cioè morali) pensava il Papa. Poi, il primo re ad arrestarlo, il Papa, fu proprio un francese, Filippo il Bello, che per prima cosa fece fuori la guardia pretoriana del Papa, i Templari. I suoi successori, poco alla volta, esautorarono la nobiltà inaugurando l’Assolutismo: L’État c’est moi, poteva finalmente dire Luigi XIV. Ma accentrando tutti i poteri nella capitale, i re assoluti non si avvidero di star segando il ramo su cui stavano seduti. E a un pugno di giacobini fu sufficiente impadronirsi di Parigi per avere in mano tutto il resto.

La Rivoluzione Francese fu in realtà una rivoluzione solo parigina, che il resto di Francia dovette subire con le cattive (si veda il genocidio vandeano) e Napoleone esportò in tutta Europa in fil di sciabola. Si pensi solo al Codice Civile (detto napoleonico, appunto): i re non si erano mai sognati di mettere bocca nel diritto privato, né –figurarsi- di legiferare sulla famiglia. Comunque, la mania di voler costruire l’”uomo nuovo” comincia nel 1789, e oggi ne vediamo le estreme conseguenze nell’ossessione regolatoria con cui veniamo asfissiati quotidianamente da quelli che comandano. Il cancro ha infettato anche gli Usa, come l’era Obama ancora in corso dimostra. Che Dio ci aiuti, perché nessun altro potrà. Nemmeno il voto, come proprio la Francia dimostra.

Rino Cammilleri, 8 luglio 2024

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