La Francia rifiuta di consegnarci gli ex terroristi rossi

La decisione della Corte di Cassazione francese rispetta le attese: niente estradizione per i brigatisti rossi degli anni di piombo. Continueranno a vivere in Francia

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Su questo sito ve lo avevamo anticipato ieri: una fonte ci aveva annunciato quello che poi è puntualmente successo. La Corte di Cassazione francese ha detto no all’estradizione dei terroristi rossi che, condannati per vari reati nel Belpaese, hanno rifugiato in Francia grazie alla copertura garantita loro dalla cosiddetta Dottrina Mitterand.

Si tratta di dieci ex terroristi rossi. La Corte suprema transalpina ha respinto “tutti i ricorsi presentati dal Procuratore”, avversi alla decisione della Corte di Appello di Parigi, che lo scorso giugno aveva già sbattuto la porta in faccia alla richiesta italiana. L’esito era atteso. E forse anche scontato. Ma non per questo lo si può definire meno doloroso per chi, a decine di anni da una stagione cosparsa di sangue, vorrebbe vedere i responsabili di crimini efferati farsi almeno qualche giorno di reclusione. Per pareggiare i conti con la giustizia.

Chi sono i terroristi

La richiesta di estradizione riguardava l’ex esponente di Lotta Continua, Giorgio Pietrostefani, condannato a 22 anni come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Ma anche sei ex militanti delle brigate rosse: Giovanni Alimonti (banda armata e associazione terroristica: 11 anni di condanna), Roberta Cappelli (associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all’incolumità: ergastolo), Marina Petrella (omicidio: ergastolo), Sergio Tornaghi (omicidio di Renato Briano: ergastolo), Maurizio Di Marzio (tentato sequestro di persona: 5 anni di carcere), Enzo Calvitti (associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi: 18 anni, 7 mesi e 25 giorni). Ma di mezzo ci sono pure esponenti dei Pac, di Autonomia Operaia o dei Nuclei Armati Contropotere come Raffaele Ventura (concorso morale in omicidio: 20 anni di carcere). Luigi Bergamin (associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio: 25 anni), Narciso Manenti (omicidio aggravato: ergastolo).

Le motivazioni del no all’estradizione

Perché non concedere l’estrazione? Benché il governo Macron si sia esposto più volte a favore della consegna all’Italia dei terroristi, la decisione come in ogni Stato di diritto spetta ai giudici. E i magistrati francesi ritengono che le condanne per i reati commessi tra il 1983 e il 1995 durante gli anni di piombo non siano avvenute con tutti i crismi della legalità giudiziaria. Per la Corte di Appello, infatti, i terroristi “sono stati giudicati in contumacia, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo”. Non solo. Da ormai 25-40 anni vivono in Francia, dove hanno una “situazione familiare stabile” sono “inseriti professionalmente e socialmente” senza “più nessun legame con l’Italia”. Per questo, la loro “estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare”. Tanto a rimetterci sono sempre le vittime, la loro memoria e le loro famiglie. Che restano senza una vera giustizia.

Articolo in aggiornamento

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