Vi segnalo, perché l’ho letto oggi, anche se è un po’ nascosto sui giornali, che riguarda Kamala Harris, non esattamente una che passava in là fischiettando, ma è vicepresidente degli Stati Uniti e dovrebbe sostituire Biden se si rincoglionisce del tutto. Kamala Harris, prima che ci fosse l’attentato, in un comizio, ieri, non 8 anni fa, ma prima del comizio, sapete cosa ha detto? “Non dovremmo mai più pensare di vedere Donald Trump dietro a un microfono”.
Perfetto, perfetto. Allora, chi è che incita all’odio? Il vicepresidente degli Stati Uniti che dice che non vuole mai più vedere Donald Trump dietro a un microfono? Che cazz* vuol dire ‘non vedere mai più Donald Trump dietro a un microfono’? Che uno prende, gli spara e quello dietro al microfono non lo vedi più.
Allora, sto esagerando? Sì, forse sto esagerando. Però quando si fa un’analisi del fatto che Donald Trump è stato colpito, non a morte, ma per un millesimo, problema qual è secondo i giornali? È che è divisivo per l’America?
Leggi anche:
- “Ehi, lì c’è uno armato”. Trump e i dubbi sui servizi segreti: “Erano preparati?”
- Il fucile Ar-15, il tetto, il cecchino: chi è l’attentatore di Trump
Sì, certamente. Tutti i politici sono divisivi, lo era anche Berlusconi. Forse solo quelli di sinistra mettono tutti d’accordo e quelli che non sono d’accordo sono dei testi di minchia, però quando uno è divisivo, Milei è divisivo, che facciamo, lo ammazziamo perché è divisivo? Giustifichiamo il fatto che uno possa fare un attentato perché è divisivo?
Non voglio parlare di campagna d’odio. Ma se il vicepresidente degli Stati Uniti, Kamal Harris, dice che Trump non dovrebbe mai più stare dietro ad un microfono, io penso che il commento da fare è “l’odio c’è, le campagne sono divisive, ma qualche caz** di responsabilità, questi signori che considerano Trump un minus abens, con il loro presidente di cui vorrei parlare, beh, insomma ce lo devono avere”.
dalla Zuppa di Porro del 14 luglio 2024