Molti sono gli ebrei, me compreso, che sono dell’idea che la Giornata della Memoria, così come è stata ideata, in maniera perfetta per essere strumentalizzata in tutti i modi e dargli tutti i significati tranne quelli per cui è nata, oltre ad essere inutile diventa a volte anche dannosa. Dico questo perché il 27 gennaio è, o dovrebbe essere, il Giorno della Memoria della Shoah del popolo ebraico, sia per mano nazista che di tutti i loro collaboratori, e questi ultimi, le storie arrivate a noi dai sopravvissuti ce lo hanno insegnato, si dimostrarono molto più spietati dei loro padroni.
Retorica scambiata per memoria
È inutile ricordare, proprio durante questa giornata, i migranti, i pellerossa, gli armeni, i gulag sovietici, i laogai cinesi, i tibetani, i massacri nel Congo belga, lo schiavismo negli Usa o tutte le altre infamie che l’essere umano è riuscito a creare pur di fare male a se stesso, perché così facendo si banalizza il massacro industriale di cui solo gli ebrei furono vittime e, soprattutto, per un giorno, solo per un giorno, lasciate che si coltivi la Memoria degli ebrei morti evitando di attaccare, con i se e con i ma, quelli che sono vivi e che fanno di tutto per restarci.
La memoria è studio, la memoria è comprensione, la memoria, come dice la stessa parola, è ricordo. Ma, nonostante le parole che si dicono durante gli incontri ufficiali, sempre le stesse, rinnovate ogni anno, anno dopo anno, con la stessa retorica, ripetuta ogni anno, anno dopo anno, l’unica cosa vera che questa giornata è riuscita a dimostrare è che larga parte dell’umanità non ha imparato nulla dai suoi errori.
Dal 2005, anno in cui è stata istituita, al di fuori degli incontri e dei film, sempre gli stessi, trasmessi dalle varie reti televisive, quello che rimbomba nell’animo di chi le persecuzioni naziste e fasciste le ha subite sulla sua pelle e di chi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi ha dovuto convivere con gli atti di antisemitismo, sia fisici che verbali, sia di destra che di sinistra e chi più ne ha più ne metta, che credetemi non sono mai mancati, sono i commenti piccati e spazientiti che si fanno più piccati e più spazientiti proprio con l’avvicinarsi di questa ricorrenza che in troppi sentono obbligatoria.
27 gennaio, ricorrenza da annullare
In troppi, e qualcuno di loro, inutile ignorarlo, è magari anche pronto a ricominciare tutto da capo e aspetta soltanto l’occasione giusta per farlo. Se questa giornata deve essere sentita come un obbligo, e questo perché la storia del ‘900 è stata più censurata che studiata, se così deve essere, questa giornata è meglio annullarla, anche perché non c’è bisogno di una ricorrenza, come dicevo, piena di se e di ma. Noi ebrei non abbiamo bisogno che altri si sentano obbligati a commemorare i nostri morti, chi lo vuole fare sarà sempre benvenuto in tutti i musei che negli anni siamo riusciti a costruire in ogni angolo di mondo, musei dove oltre ai reperti viene conservata la memoria di ciò che la belva umana è stata capace di concepire.
Noi ebrei non abbiamo bisogno di un giorno internazionale, perché il nostro giorno del ricordo lo abbiamo già: tutti i giorni dell’anno. Perché non c’è giorno che, almeno per un istante, il nostro pensiero non vada ad Auschwitz, Groß-Rosen, Stutthof, Mittelbau-Dora, Buchenwald, Bergen-Belsen, Flossenbürg , Sachsenhausen, Dachau, Ravensbrück, Neuengamme, Mauthausen e alla Risiera di San Sabba. Mentre il nostro giorno unitario del Ricordo cadrà sempre, secondo il calendario ebraico, a dieci giorni dalla festa dell’Indipendenza dello Stato di Israele che è ancora oggi, soprattutto oggi, l’unica vera polizza sulla vita alla quale ogni ebreo del mondo, non importa quale sia la sua cittadinanza, può aggrapparsi.
Perché gli ebrei di oggi hanno seguito gli insegnamenti di Vladimir Evgen’evič Žabotinskij, il capofila del revisionismo sionista, che disse: “Ebrei imparate a sparare”. Se ci vedesse oggi Vladimir Evgen’evič Žabotinskij sarebbe fiero di noi, perché non abbiamo solo imparato a sparare, ma anche a pilotare aerei, a far navigare le navi e, soprattutto, a non delegare a terzi la nostra difesa e sicurezza.
Michael Sfaradi, 27 gennaio 2021