La giornata di un pigro (come lo chiama Tridico)

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Tutti gli imprenditori che fatturano si somigliano; ogni imprenditore che non fattura si comporta a modo suo. Dopo aver violentato le più belle parole di Tolstoj, vi racconto la giornata particolare di uno di quei pigri, copyright Pasquale Tridico, evasori, corruttori, sfruttatori che infestano le aziende italiane. Altrove li chiamano imprenditori. Treno per Milano, giacca, cravatta, zainetto d’ordinanza. Finalmente si possono varcare i confini della Lombardia. A Roma militari con armi spianate e addetti alla guerra batteriologica. La febbre misura 35,5, in treno distanziamento e pulizia. Tiburtina, Firenze, Bologna, Reggio Emilia, Rogoredo, Stazione Centrale, sembra di essere tornati agli anni ‘90. Ma va bene, finalmente dopo mesi di blocco si ricomincia. A Milano altri militari ed altri misuratori di febbre ma qui sono preoccupati, sguardi circospetti, percorsi differenziati. La metropolitana è vuota; finalmente l’ufficio.

Deserto, dei normali 40/50 i presenti sono 5, le segretarie sono a casa per la paura di utilizzare i mezzi pubblici per arrivare in centro, stagisti e consulenti sono a casa per la stessa ragione, manager e molti soci sono a casa… semplicemente a casa. Ma l’azienda non ha mai chiuso spendendo oltre 10.000 euro per adempiere a tutte le prescrizioni di Inail, Asl, Oms, Onu, Bildeberg, Priorato di Sion e qualunque altro dei mille organismi che hanno stabilito linee guida sempre più paranoiche. Eppure gli uffici sono vuoti. 800 mq di uffici tirati a lucido e sanificati, impianti di condizionamento che sembra di stare in Engadina, mascherine e disinfettanti ad ogni angolo, ma sono vuoti.

Pochi amici da salutare tra la voglia di distanziamento e il troppo spazio a disposizione. I colleghi in smart working si collegano badando bene a non attivare le telecamere che dall’ufficio, in giacca e cravatta, si tengono provocatoriamente accese. Gli abituali pranzi con i clienti sono rimandati con sospetta cortesia ed a metà mattinata l’addetto dell’azienda incaricata della sanificazione chiede di uscire mentre spruzza prodotti sospetti. Si va a pranzo, ma il solito piccolo bar/ristorante è chiuso e nessuno sa quando e se riaprirà. Si torna negli uffici sanificati ma tutto è un poco triste con la mascherina sotto il mento da soli alla scrivania. Telefonate, mail, appuntamenti rinviati, la giornata si conclude rapidamente in una atmosfera ancora sospesa. Non ci sono pause caffè, sigarette in strada, corteggiamenti o antipatie da coltivare. Insomma niente da fare se non il poco lavoro residuo.

Si torna a casa, doccia sanificatrice e si esce per una passeggiata verso i Navigli. Al bar sulla Darsena una delle ultime stagiste assunte abbraccia senza mascherina alcuni colleghi di ufficio, mentre sui Navigli, incurante dei pericoli, corre felice in bicicletta una delle segretarie diretta verso qualche meta lontana che è evidentemente in grado di raggiungere. Tornando verso casa oscuri pensieri attraversano la mente del nostro imprenditore. E tanti nella sua posizione li realizzeranno. Il risultato di un sistema economico è determinato dalla somma delle decisioni di spesa, di risparmio e d’investimento di ogni singolo cittadino, la propensione di ciascuno verso l’una o l’altra di queste decisioni determina la ricchezza delle Nazioni.

Questo è quello che sta per succedere: 800 mq a Milano in affitto costano circa 240 km all’anno, ognuno dei 5 mq che occupa la segretaria ciclista ne costa 300. Lei è li per accogliere con un sorriso quanti arrivano e smaltire la posta, tutto il resto potrebbe essere fatto da una centralinista a Bombay collegata via Internet. Ogni scrivania di design dotata di tutti i dispositivi obbligatori antinfortunistici con relativa sedia ergonomica, schermo antiriflesso e tutto il resto costa circa 2000 euro, riscaldamento, aria condizionata, bibite e caffè, area ristoro neanche li contiamo. Ma a quanto sembra tutti preferiscono lavorare da casa seduti in pigiama su sgabelli traballanti e tavoli da pranzo adattati a scrivania, per poi uscire impavidi la sera dopo aver temuto il contagio sino alle 18,30. Perciò la decisione è presa, tra 4 mesi disdetta di uno dei piani, lo smart working diventerà la norma e la presenza in ufficio sarà pianifica con una rotazione settimanale, le segretarie saranno licenziate e si farà un contratto con segretaria 24, l’accoglienza in ufficio sarà demandata ad un filippino con funzioni anche di cameriere, l’amministrazione sarà completamente terziarizzata, i buoni pasto ridotti solo alla turnazione presso gli uffici.

In parole povere minori ricavi, minori costi ovvero minori ricavi per altri, più disoccupazione, minori investimenti. La somma di tutto questo sta preparando un disastro economico. E non è una cronaca di fantasia ma il racconto reale delle decisioni che stanno prendendo migliaia di imprenditori a causa della farneticante gestione economica di questa pandemia. I risultati saranno drammatici determinando una radicale riduzione della nostra ricchezza ed una furiosa crescita della disoccupazione non appena i licenziamenti saranno sbloccati. Il Governo, mentre nasconde la polvere sotto il tappeto con provvedimenti illiberali e pericolosi, moltiplica divieti e sussidi per tentare di sostenere un’economia ormai esangue. È una strada sbagliata e ogni giorno che passa produrrà danni maggiori.

Il Presidente Einaudi mi perdonerà ma oggi una delle sue frasi più famose forse suonerebbe così: migliaia, milioni di imprenditori stanno decidendo di smettere di produrre scoraggiati e molestati dallo Stato e dai suoi rappresentanti. Non sentono più l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi. Stanno smettendo di prodigare nelle loro aziende tutte le loro energie e risorse finanziarie, per ripiegare su più comodi impieghi.

Non dobbiamo permettere che questo accada, e a questa drammatica situazione la risposta non sono né le task force né gli Stati Generali; la soluzione è restituire a breve la responsabilità agli italiani attraverso il voto per eleggere un Parlamento capace di prendere decisioni non più rinviabili. Da Liberale e renziano mi piace dirlo: questo Governo ha assolto le finalità per le quali era giustamente nato, ma ormai non non c’è più nulla che possa fare con credibilità ed autorevolezza. Elezioni subito.

Antonio De Filippi, 15 giugno 2020

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