Politiche green

La grande bufala delle Nazioni Unite sul clima

Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI e © Vitaly Sosnovsky tramite Canva.com
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Una nuova indagine della radio svedese Sveriges Radio [1], che svela le bufale climatiche dell’ONU, mette in luce un problema cruciale, capace di minare le fondamenta stesse della democrazia in Occidente (il resto del mondo, come sempre, va per conto suo). Non c’è vera democrazia, infatti, se gli elettori non sono adeguatamente informati. Come diceva qualcuno che se ne intendeva: “Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare” (L. Einaudi). Veniamo al punto: importa a qualcuno che la principale istituzione mondiale, l’ONU, diffonda disinformazione (magari per addossare all’uomo bianco occidentale ogni sciagura climatica)? E soprattutto, com’è possibile che il mondo scientifico, i mass media e la politica accettino supinamente, senza spirito critico, informazioni distorte o addirittura false, senza che nessuno si prenda la briga di verificarle o che qualche autorevole esperto chieda scusa quando viene smascherata una palese falsità? Va detto che l’emittente svedese non è affatto contraria all’attività dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) né ne contesta l’esistenza (non è, per intenderci, un covo di pericolosi “negazionisti”).

Si preoccupa, piuttosto, che la scienza climatica non venga screditata distorcendo la realtà a fini propagandistici. L’eco dell’inchiesta condotta da Sveriges Radio dovrebbe risuonare a livello globale, eppure tutto tace, nessuno si indigna. Questo dimostra quanto la disinformazione sia ormai accettata a ogni livello, purché si inserisca nel solco del catastrofismo climatico. Ancora più allarmante è che l’intera comunità scientifica sembri tollerare tutto ciò. Le lacune di integrità nella scienza del clima si sono normalizzate, passano sotto silenzio anche quando eclatanti e documentate nella letteratura peer-reviewed [2]. Oltre 15 anni fa, Roger Pielke Jr. dimostrò che l’IPCC aveva falsificato un grafico sui disastri e i cambiamenti climatici [3], inserendolo nella sua valutazione [4], per poi mentire quando venne smentito sul piano scientifico [5]. Anche allora, a nessuno importò nulla [6].

Poche settimane fa, Sveriges Radio (la radio pubblica svedese) ha pubblicato una versione in inglese [1] della sua straordinaria inchiesta sulle numerose esagerazioni e vere e proprie falsità sul cambiamento climatico propagate dalle Nazioni Unite [7]. Affermazioni false e cattiva scienza sono endemiche nel dibattito sul clima, ma non dovrebbero provenire dall’ONU, l’organizzazione madre dell’IPCC, il cui compito è fornire informazioni corrette, indipendenti e basate sulla scienza. La comunità scientifica climatica dovrebbe preoccuparsi che l’ONU non travisi sistematicamente il lavoro dell’IPCC: a lungo andare, questo organismo rischia di perdere credibilità, percepito non più come fonte di dati scientifici, ma come strumento di mera propaganda politica.
L’indagine svedese ha documentato quattro false affermazioni promosse dalle Nazioni Unite. Le riassumo brevemente qui di seguito.

Disinformazione sull’innalzamento del livello del mare a Samoa

Sul sito della radio svedese è pubblicata la fotografia del segretario generale dell’ONU António Guterres che “…visita una casa abbandonata per i danni causati da tempeste e inondazioni dovute al cambiamento climatico durante il suo viaggio a Samoa” (22 agosto 2024) [8]. In quello che appare come un puro esercizio di propaganda, Guterres ha visitato Samoa l’anno scorso e ha girato un video davanti a una casa abbandonata, sostenendo che fosse stata lasciata a causa dell’innalzamento del livello del mare e dell’aumento delle tempeste [9]. Ecco la sua dichiarazione: “Coloro che vivevano in queste case hanno dovuto spostarsi più nell’entroterra a causa dell’innalzamento del livello del mare e della moltiplicazione delle tempeste. L’innalzamento del livello del mare sta accelerando, ora è il doppio rispetto agli anni ’90. Se non fermiamo ciò che sta accadendo con il cambiamento climatico, il problema che vediamo a Samoa non resterà confinato a Samoa.”

Il giornalista svedese Ola Sandstig ha rintracciato i proprietari, scoprendo che la casa era stata abbandonata nel 2009 dopo un terremoto e uno tsunami, non per l’innalzamento del livello del mare o le tempeste. Terremoti e tsunami non hanno nulla a che vedere con il cambiamento climatico. Non c’è stato alcun aumento della frequenza o dell’intensità dei cicloni tropicali nel Pacifico meridionale occidentale (né nel resto del pianeta [10]). Anzi, nel 2009, quando la casa fu abbandonata, la regione attraversava una pausa nei cicloni tropicali. Come riportato: “Come per le altre sottoregioni, le tendenze a lungo termine non suggeriscono una variazione significativa nella frequenza o nell’intensità dei cicloni maggiori nella regione. Il periodo recente tra il 2010 e il 2020 mostra meno cicloni maggiori rispetto al 1995-2005, ma i conteggi iniziali sono così bassi che queste variazioni non sono statisticamente significative” [11].

L’aumento relativo del livello del mare a Samoa è effettivamente accelerato, ma non per il cambiamento climatico: è dovuto al cedimento del terreno a seguito del terremoto del 2009. Le cause sono ben documentate in Han et al. 2019 [12]: “Le isole sono entrate in una nuova era di aumento relativo del livello del mare, esacerbato (3-6 volte più veloce) dal continuo cedimento del terreno dopo i terremoti del 2009”. La foto e il comunicato stampa di Guterres a Samoa sembrano un tentativo deliberato di colpevolizzare la popolazione mondiale (occidentale, soprattutto) e aprire la strada a richieste di risarcimenti miliardari da parte di regioni remote (a nostro carico, ovviamente).

Una correzione delle Nazioni Unite: “1,7 milioni di bambini muoiono ogni anno a causa del cambiamento climatico”

Grazie all’inchiesta svedese, l’UNICEF svedese ha corretto un’affermazione falsa che aveva diffuso: 1,7 milioni di bambini morirebbero ogni anno a causa del cambiamento climatico. La radio svedese chiarisce [13]: la cifra, presente sul sito dell’UNICEF svedese dal 27/09/2019, è stata rimossa dopo la trasmissione del programma nell’autunno 2024. L’articolo ora recita: “In una versione precedente, si affermava che 1,7 milioni di bambini muoiono a causa del cambiamento climatico. Questo non è corretto: la cifra si riferisce a fattori ambientali come inquinamento atmosferico e acqua contaminata”. Errori possono capitare, ma ciò che conta è correggerli tempestivamente, dando adeguata rilevanza alla smentita.

Un numero mitico: “Donne e bambini muoiono 14 volte più degli uomini in un disastro climatico”

(Fonte: UNDP, accesso 5 marzo 2025 [14]). Il dato “14 volte” circola da decenni ed è ripreso da tutte le organizzazioni ONU. La radio svedese spiega [13]: “Donne e bambini hanno 14 volte più probabilità degli uomini di morire in un disastro”. Questa cifra appare sui siti di ONU, UN Women, UNDP, UNDRR, UNESCO, FAO e IUCN. È falsa, e non è la prima volta che viene segnalato. Nel 2014, Henrik Urdal del Peace Research Institute di Oslo si chiese: “È accettabile mentire per una buona causa?” [15]. Spiegò che il numero proviene da un articolo d’opinione del 1997 su Natural Hazards Observer, scritto da Kristina Peterson, pastore associato a Church World Service, senza alcuna fonte a supporto. La radio svedese ha contattato Peterson in Louisiana: sorpresa, non si aspettava che la sua affermazione non documentata circolasse come fatto scientifico nel 2024. Ola Sandstig ha chiesto un commento all’ONU [13], senza ricevere risposta.

Troppo bello per non essere vero (per i catastrofisti): “Il numero di disastri meteorologici è quintuplicato dagli anni ’70”

“Il numero di disastri meteorologici, climatici e idrici è aumentato di cinque volte negli ultimi 50 anni”, ha dichiarato il segretario generale dell’ONU António Guterres nel 2022 [16]. Questa affermazione deriva da un’interpretazione errata del database EM-DAT da parte dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) [17], riportata nel rapporto United in Science [18]. L’aumento dei disastri dagli anni ’70 agli anni 2000 è interamente dovuto a una migliore capacità di segnalazione, non a un incremento reale [19]. Dal 2000, non si registra alcun aumento, come confermato da Debarati Guha-Sapir, responsabile del database EM-DAT, intervistata da Sveriges Radio: “La segnalazione è migliorata, ma in modo statisticamente fuorviante: con comunicazioni più economiche e facili, e maggiori viaggi, si registrano più eventi. Potrebbero essere accaduti anche prima, ma non li ricevevamo. Non dico che i disastri non siano aumentati, ma i nostri dati non lo dimostrano. Dire la verità è essenziale: ingannare il pubblico non ha senso”. Un funzionario ONU, interpellato da Sandstig, ha scaricato la colpa su chi “non capisce i dati”, sostenendo che l’ONU prende la disinformazione “sul serio” e vuole “affrontare la sfida”. Peccato che sembri orchestrata ad arte, non frutto di omissioni casuali.

Conclusione

La comunità scientifica del clima ha uno scarso interesse nell’affrontare la disinformazione associata a coloro che promuovono il cambiamento climatico come agenda politica. Questa disinformazione è stata definita “corruzione della causa nobile [20]” (tradotto: raccontare panzane a fin di bene (?) è giusto e sacrosanto, e chi se ne importa della democrazia n.d.r.). Se le Nazioni Unite promuovessero tale disinformazione, non dovremmo essere sorpresi se la credibilità dell’IPCC – che dipende direttamente dall’ONU – venisse messa in discussione, a torto o a ragione. Ma la domanda rimane: “A qualcuno importa davvero?” Il cambiamento climatico è reale, ma è così grave come ce lo raccontano? E la narrazione dell’apocalisse ci aiuterà a risolvere razionalmente e concretamente i problemi causati dall’inevitabile e naturale cambiamento climatico? Concludiamo con un autorevole pronostico di Simon Stiell (executive secretary of the United Nations Framework Convention on Climate Change ) del 10 aprile 2024 [21]: “Abbiamo solo due anni per salvare la Terra”. Per favore, segnatevi la data del 10 aprile 2026 sull’agenda. Chi volesse disfarsi dei propri beni, con cessione gratuita, ovviamente dopo tale data, può contattarmi. Grazie.

Carlo MacKay, 16 marzo 2025

[1] https://www.sverigesradio.se/avsnitt/the-climate-disaster-united-nations-and-the-overstatements
[2] https://osf.io/preprints/osf/x2dgy_v1
[3] https://rogerpielkejr.blogspot.com/2010/02/ipcc-mystery-graph-solved.html
[4] https://web.archive.org/web/20090622080309/https:/sciencepolicy.colorado.edu/prometheus/this-is-just-embarassing-4172
[5] https://rogerpielkejr.blogspot.com/2010/01/ipcc-statement-on-trends-in-disaster.html
[7] https://rogerpielkejr.substack.com/p/21st-century-global-disasters
[8] https://dam.media.un.org/CS.aspx?VP3=DamView&VBID=2AM94S63LM7IE&SMLS=1&RW=1164&RH=616&FR_=1&W=1663&H=936
[9] https://x.com/antonioguterres/status/1826585173338767782
[10] https://rogerpielkejr.substack.com/p/global-tropical-cyclones
[11] https://www.pacificmet.net/sites/default/files/inline-files/documents/PICC%20Monitor_2021_FINALpp_0.pdf
[12] https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1029/2018JB017110
[13] https://www.sverigesradio.se/artikel/references-and-notes
[14] https://www.undp.org/blog/women-are-hit-hardest-disasters-so-why-are-responses-too-often-gender-blind
[15] https://blogs.prio.org/2014/09/is-it-acceptable-to-lie-for-a-good-cause/
[16] https://www.youtube.com/watch?v=e6NzDU4mv94
[17] https://wmo.int/publication-series/united-science-2022
[18] https://www.undrr.org/gar/gar2022-our-world-risk-gar
[19] Rebecca Louise Jones, Debarati Guha-Sapir & Sandy Tubeuf, Scientific Data volume 9, Article number: 572 (2022)
[20] Aynsley J. Kellow, Science and Public Policy: The Virtuous Corruption of Virtual Environmental Science, Edward Elgar Publishing, 2007
[21] https://www.reuters.com/world/un-climate-chief-says-two-years-save-planet-2024-04-10/

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