Politica

La grandezza di De Gasperi a 70 anni dalla morte

L’eredità del leader democristiano nel ricordo di Calogero Mannino: la ricostruzione economica e sociale dell’Italia nel dopoguerra

De gasperi

Oggi ricotte il 70esimo anniversario della morte di Alcide De Gasperi. Preferisco ricordarlo, a chi vuole e spero ai molti giovani che vogliano interessarsi alla vita della nostra Storia in democrazia e nell’Ordinamento Repubblicano, con alcune frasi del discorso che fece alla Conferenza di Parigi il 10 agosto 1946.

L’Italia aveva perso la Seconda guerra mondiale che Mussolini aveva deciso di fare accanto ad Hitler. Sui campi di battaglia decisivi Cheren, Amba Alagi, Sicilia 1943, Grecia, Russia, le truppe italiane, come la Marina Militare a Taranto, Capo Matapan, Pantelleria erano state sconfitte. I bombardamenti avevano colpita l’Italia nei suoi territori: Palermo, Catania, Napoli, Montecassino, Roma con la distruzione della Basilica di San Lorenzo e larga parte del quartiere con migliaia di morti, Milano con la distruzione dello stesso Teatro della Scala. E così ho riassunto anche in modo incompleto lo stato della Guerra: l’Italia sconfitta e occupata militarmente dalle truppe anglo-Americane.

Non dimentico la partecipazione della Resistenza, gloriosa in tanti episodi, ma la guerra era conclusa dalla sconfitta dell’Italia, con le gravi distruzioni belliche. Gli anglo-Americani avevano consentito che la formazione di un Comitato di Liberazione Nazionale assumesse la responsabilità della formazione di un governo degli italiani. Si erano svolte le elezioni politiche, le prime con la partecipazione anche delle donne (Paola Cortellesi ha fatto di recente un bel film da vedere sulle donne che vanno al voto per la prima volta nella nostra storia), De Gasperi era stato nominato presidente di un governo partecipato da tutte le forze politiche estranee e contrapposte al fascismo. Anche Nenni per il partito Socialista e Togliatti per i Comunisti erano entrati nel governo ed avevano collaborato ad approvare la Costituzione Repubblicana, ancora oggi la nostra Magna Charta. Ma bisognava firmare il Trattato di Pace. Cioè il trattato che i vincitori proponevano (e concordavano) alle Nazioni sconfitte.

De Gasperi, con il ministro degli Esteri, deve presentarsi a Parigi davanti ai Rappresentanti delle Nazioni vincitrici. Egli arriva (non aveva neppure un cappotto, la figlia gliene aveva trovato uno in prestito), entra, nessuno lo saluta. De Gasperi, invitato, va alla tribuna (la voce piegata dalla commozione e dalle difficoltà che gravano sull’Italia) ed inizia: “Prendendo la parola in questo consesso mondiale, sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me, e soprattutto la qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato, e dopo che i più influenti di Voi hanno già formulato le loro conclusioni… Signori è vero (l’Italia è stata malamente sconfitta), ma ho il dovere innanzi alla coscienza del mio Paese di difendere la vitalità del mio popolo, di parlare come italiano; ma sento anche la responsabilità di parlare come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che armonizzando in sé le aspirazione umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universali del Cristianesimo e le speranze internazionaliste dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate e verso quella cooperazione fra i popoli che avete il compito di stabilire.” E conclude: “Vi chiedo di dare respiro e credito alla Repubblica d’Italia, un popolo pronto ad associare la mia e sua opera alla vostra per creare un mondo più giusto è più umano.”

De Gasperi ha ricominciato da qui. Quando morì l’Italia era in piedi, ricostruita e pronta ad andare avanti. Lui e la sua azione sono la pagina più bella della nostra storia democratica e repubblicana.

Calogero Mannino, 19 agosto 2024

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