Ormai lo abbiamo capito da un pezzo: al politico, intellettuale, conduttore, giornalista di sinistra tutto è concesso. Illustri pensatori che godono di quell’immunità morale che gli consente di indignarsi e puntare il dito solo quando a proferire parola non è un componente del loro circoletto. Al “non vorrei mai essere suo figlio” di Umberto Galimberti contro Giorgia Meloni e al “bastardi” di Roberto Saviano sferzato ai leader del centrodestra, si aggiunge la stoccata di Lilli Gruber a Mario Giordano.
La madrina del giornalismo politicamente corretto durante la presentazione del suo ultimo libro all’evento Fiera delle Parole di Padova, a una domanda dal pubblico nella quale le veniva chiesto se Giordano fosse ritenuto un collega, la nota conduttrice di La7 ha risposto: “Se faccio un verso sai chi è questo Giordano…”, esibendosi in un’imitazione goffa e offensiva della voce del conduttore di Fuori dal Coro. Per poi continuare: “No, per me Mario Giordano non è un collega perché ho grande rispetto del giornalismo e dei giornalisti che lo fanno in modo serio.” La Gruber si riconosce quindi nella categoria dei giornalisti seri, lasciando fuori Giordano. Serietà che mostra sbeffeggiando un uomo per un “difetto fisico” come lui stesso ha definito. Più che serietà questo episodio ci suscita tristezza, tanta tristezza e non vogliamo nemmeno immaginare cosa sarebbe accaduto se un giornalista di destra avesse ironizzato sull’aspetto fisico di una giornalista donna di sinistra. Sarebbe ovviamente successo il finimondo.
“Sì Lilli ho una brutta voce ma urlo per risolvere i problemi della gente”@mariogiordano5 risponde a Lilli Gruber
Come potete notare stasera siamo più carichi che mai
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— Fuori dal coro (@fuoridalcorotv) November 16, 2021
Ma perché quel “cattivone” di Giordano non rientrerebbe nella schiera dei giornalisti seri? “Uno dei principi fondamentali – spiega la Gruber – del giornalismo serio è quello di distinguere l’informazione dallo spettacolo, non vanno mescolati questi due generi.” Da che pulpito, proprio lei che spesso a Otto e Mezzo si rende protagonista di uscite che poco hanno a che fare con il giornalismo, e tanto invece con lo spettacolo (perlopiù di cattivo gusto). Dalla domanda a Sallusti sulla rottura della relazione con la Santanchè, al bacio senza mascherina della Boschi con il fidanzato, fino alla domanda sulle mutande in spiaggia indossate da Salvini.
Ma non finisce qui. Dopo la lezioncina di giornalismo, la parola passa al secondo ospite sul palco, in fremente attesa di risponde alla medesima domanda dal pubblico. Si tratta di Jacques Charmelot. Sì proprio lui, il marito della Gruber, anch’esso giornalista e, come la moglie, poco propenso ad accettare la figura di Mario Giordano nella categoria dei colleghi: “C’è una separazione poco chiara tra i giornalisti e gli opinionisti (…). Quando sei un giornalista con un vasto pubblico la tua opinione è ideologicamente inquinata se non fondata su fatti concreti e provati. Questo è il peccato più grave: far passare per qualcosa di pensato un’opinione personale o il risultato di un infiltrazione ideologica.” Il tutto condito dall’accondiscendenza della Gruber: “Verissimo!”. Adesso però sorge a noi una domanda. Ma Charmelot ha mai visto una puntata di Otto e Mezzo? Ad ascoltare le sue parole pare proprio di no visto che ha fatto l’esatta descrizione del genere di conduzione (lecita per carità!) della moglie: ideologica, schierata e non certo al di sopra delle parti. Basti pensare alle ultime uscite di Lilli contro Bolsonaro o alle infondate accuse di fascismo verso l’allora candidato sindaco di Roma, Enrico Michetti.
Insomma, cari maestrini di giornalismo, continuate pure a portare avanti il vostro lavoro come meglio credete ma almeno, dall’alto della vostra cattedra, risparmiateci le insopportabili lezione morali e il vostro misero sarcasmo.