Esteri

La guerra in Ucraina

“La guerra deve finire”. Cosa significa la frase a sorpresa di Lavrov

Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, è in visita a Brasilia e avanza un primo monito per la tregua in Ucraina: “La guerra deve finire”

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“La Russia vuole porre fine al conflitto ucraino il più preso possibile”. Durante la sua visita in Brasile, è questo il monito lanciato dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, mentre ha incontrato il ministro Mauro Vieira nella capitale del Paese sudamericano. L’avvicinamento tra Mosca e Brasilia non è una novità, ma è solo l’inizio di un tour del braccio destro di Putin nel continente, che prevede tra le altre tappe Venezuela, Cuba e Nicaragua.

Lavrov ha affermato che, in relazione al conflitto ucraino, “Brasile e Russia hanno un’unica visione”, alimentando l’idea di un allargamento delle alleanze di Mosca, la quale tiene rapporti già stretti con Cina, Iran e Corea del Nord. “Stiamo realizzando un ordine mondiale più giusto, più corretto e basato sul diritto”, ha poi aggiunto il ministro russo, lasciando però trasparire un cambio dei piani nella “operazione militare speciale” in Ucraina.

Innanzitutto, per la prima volta, Lavrov ammette esplicitamente l’esistenza di un conflitto e non di una semplice incursione per la sicurezza di Mosca. Un dato che sembra di poco rilievo, ma non lo è per la propaganda della Russia. Fin dall’inizio, infatti, il Cremlino ha sempre negato l’esistenza di una guerra alle porte dell’Europa, in particolare di un’eventuale responsabilità russa, solo frutto – a loro dire – della propaganda occidentale. Ad oggi, il paradigma è stato ribaltato. Forse, tenendo conto del recente monito compiuto dal capo del gruppo Wagner Prigozhin, che ha richiesto a Putin di bloccare l’invasione e consolidare le attuali aree occupate.

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Appare lampante, quindi, un cambio di retorica da parte del ministro degli Esteri. Fermo restando, però, un altro dato fondamentale. Secondo molti analisti, infatti, Lavrov sarebbe stato all’oscuro dell’inizio della “operazione speciale” in Ucraina, così come la gran parte dei vertici del Cremlino. “Intorno all’una del mattino del 24 febbraio, il ministro degli Esteri russo ricevette una telefonata inquietante. Dopo mesi passati a preparare una forza di invasione da 100.000 uomini sui confini con l’Ucraina, Vladimir Putin aveva dato il via libera all’invasione. La decisione prese Lavrov totalmente di sorpresa”, ha scritto il Financial Times lo scorso febbraio.

Il gabinetto economico russo e la sua élite imprenditoriale – spiega il Ft – non credevano nemmeno che fosse possibile, ma secondo Putin le truppe russe avrebbero dovuto impadronirsi di Kiev nel giro di pochi giorni, in una brillante e relativamente incruenta guerra lampo. “Invece, la guerra si è rivelata un pantano di proporzioni storiche per la Russia”.

Nel suo tour sudamericano, Lavrov ha voluto sterzare la propaganda del Cremlino, avanzando l’ipotesi anche di “accordi a lungo termine, che devono prima di tutto essere basati sul principio del multilateralismo, sulla considerazione degli interessi di sicurezza di tutti gli Stati, senza eccezioni”. La palla decisiva, però, spetterà sempre a Vladimir Putin. Il leader russo prenderà in considerazione la svolta a sorpresa del suo ministro, oppure la lascerà senza risposta, così come avvenuto con il monito avanzato dal capo della Wagner?

Matteo Milanesi, 18 aprile 2023