di Paolo Becchi Giovanni Zibordi
Questa settimana la Turchia ha invaso e bombardato di nuovo un territorio della Siria dove operano milizie curde, e sono anni che succede. Per la Turchia non è una guerra alla Siria, ma un “operazione speciale”. Ieri ci sono stati bombardamenti di cui vedi qui sotto una immagine, ma non in Ucraina, a Gaza.
Anche Israele ha condotto “operazioni speciali” per decenni in Libano, Gaza, Sinai e Siria (e persino attacchi in Iraq e Iran). Quando bombarda o invade militarmente altri paesi (anche Gaza non fa parte di Israele), anche se ci sono centinaia o migliaia di morti (a Gaza circa 6 mila negli ultimi anni secondo l’Onu), queste azioni non vengono considerate guerre, ma operazioni militari limitate a certi obiettivi. La Russia ha definito la sua azione militare in Ucraina finora come “operazioni speciale” sul modello di quelle che altri paesi alleati degli Usa come la Turchia e Israele hanno condotto per anni. Gli Stati Uniti stessi non hanno formalmente dichiarato guerra alla Serbia quando l’hanno bombardata nel 1999 (assieme anche all’Italia) e così quando hanno bombardato in Siria e Libia a sostegno di milizie che armavano per rovesciare Assad e Gheddafi.
Nel resto del mondo fuori dalla Nato (più paesi con basi militari Usa come Corea e Giappone) non si condanna la Russia e non ci si schiera con l’Ucraina perché si è assistito a queste operazioni militari di Usa, Israele e paesi alleati per decenni. In Messico, Brasile, Sudafrica, India, Cina e Pakistan non si vede perché solo quello che accade in Ucraina richieda embargo, sanzioni, congelamento dal sistema finanziario globale e aiuti militari, mentre tutti gli altri casi non costituiscano alcun problema.
Si dirà che l’Ucraina è un paese sovrano invaso, ma la realtà è che dal 2014 in alcune province di lingua russa a est ci sono stati circa 14 mila morti di una guerra civile strisciante tra milizie nazionaliste e milizie separatiste. In altre parole, una guerra era in corso da anni tra ucraini e russi all’interno dell’Ucraina attuale. La realtà è che l’Ucraina attuale è il frutto di confini stabiliti durante il periodo dell’Urss che però allora non avevano significato perché si trattava di un regime dove tutto era centralizzato. Solo per motivi amministrativi, prima Lenin e poi Kruscev definirono questi confini, che poi con il crollo dell’Urss sotto El’cin sono diventati quelli di una nazione.
La storia dell’Ucraina come nazione indipendente è recente, in pratica dal 1991, perché dal 1200 circa in poi l’unica entità autonoma e indipendente era limitata alla zona intorno a Kiev (e fu quasi distrutta dai Mongoli che la dominarono poi per un secolo). Successivamente la Polonia per tre secoli ha dominato fino al 1654 la parte occidentale e la Russia progressivamente la parte a est e a sud.
Nel 1700 anche la parte occidentale è stata inglobata nella Russia, ma è rimasta distinta da quella meridionale e orientale, come tutte le mappe linguistiche della regione mostrano
Se si guarda dove si sta combattendo, dopo l’avanzamento verso Kiev che può avere spiegazioni diverse sulle quali qui non ci soffermiamo, in realtà i russi stanno combattendo nelle zone di etnia e lingua russa. L’esercito e le milizie ucraine combattono contro i russi in zone abitate in maggioranza da popolazione di lingua russa che si ribellava e protestava quando il governo nazionalista, ad esempio, metteva al bando la lingua russa
Che la Russia abbia intenzione di fagocitare tutta l’Ucraina, dove milioni di persone parlano ucraino e non russo e ormai si sentono ucraini, non sembra sia vero. Perché l’azione militare è concentrata come si vede quasi tutta nelle zone “rosse” di etnia russa. E anche se militarmente i russi fossero in grado di occupare tutto il paese avrebbero poi una situazione di conflitto e guerriglia permanente per i prossimi decenni del tipo di quello della Palestina. Non c’è dubbio che la maggior parte della popolazione di lingua ucraina non voglia i russi: si sentono diversi dai russi, come i lituani o lettoni. Ma al momento sono le milizie e l’esercito ucraino che combattono nelle zone di lingua russa, come è successo anche negli anni precedenti in Donbass e con migliaia di vittime.