L’ossessione green ha contagiato anche la Bce e non si tratta di una situazione passeggera. Già da tempo l’istituto porta avanti politiche iper-verdi, ma ora ha fatto un salto di qualità non indifferente, parlando apertamente delle colpe delle ondate di calore sull’inflazione e degli effetti del cambiamento climatico sull’andamento dei prezzi. Intervenuta alla conferenza “Cigno Verde 2024” – organizzata dalla banca dei regolamenti internazionali circa l’impatto dei cambiamenti climatici su economia e politica monetaria – la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha affermato serafica: “Ondate di caldo moderate portano a un aumento dell’inflazione nelle economie avanzate, con prezzi alimentari più alti, mentre ondate di caldo molto forti riducono l’inflazione, misurata dall’indice dei prezzi al consumo (Cpi), di 0,6 punti percentuali dopo due anni. C’è un effetto negativo sulla domanda”. Ovviamente nessuna parola sull’inflazione verde – la cosiddetta greenflation.
La numero uno dell’Eurotower ha evidenziato che nell’eurozona ci sono venti Stati con una esposizione diversa all’impatto del cambiamento climatico, per questo motivo si dovrebbe anticipare “che ciò porterà a una maggiore divergenza tra loro e questo non ci renderà la vita più facile”. Profezie di sventura, dalle parti del terrorismo. Ma la Lagarde è andata avanti, soffermandosi anche sull’aspetto demografico: “Al momento siamo 8 miliardi di persone, in base alle stime nei prossimi anni ci saranno altri 2 miliardi di persone e così entro il 2050 la popolazione sarà in doppia cifra”.
Nella sua filippica tinta di verde verdissimo, la Lagarde ha citato alcuni presunti studi secondo i quali la gente non potrà più vivere nei posti maggiormente colpiti dal climate change o per mancanza di acqua o a causa dell’aumento del livello del mare. Da qui la tanto chiacchierata migrazione climatica, attualmente difficile da stimare: secondo alcuni report il flusso migratorio si attesterebbe a 62 milioni di persone, ma c’è anche chi si è lanciato su cifre molto più alte, fino a un miliardo di uomini e di donne.
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Da un punto di vista dell’inflazione, la Lagarde ha aggiunto che in questa fase è difficile avere certezze su quali potrebbero essere gli impatti ma probabilmente saranno inflattivi nel breve periodo ma deflattivi nel lungo periodo soprattutto se si adotteranno le giuste politiche per la transizione energetica. Ma non sarebbe ancora l’ora del de profundis secondo il governatore francese Francois Villeroy de Galhau. Emerge “cauto ottimismo” dall’analisi del transalpino: “Probabilmente questa non è la settimana migliore per l’ottimismo sul cambiamento climatico ma sono davvero colpito dagli strumenti che abbiamo aggiunto nel corso degli ultimi anni. Abbiamo iniziato con la disclosure che era sostanzialmente una fotografia dei rischi. Poi abbiamo introdotto gli stress test climatici, che ora vengono utilizzati nella maggior parte delle giurisdizioni. Non sono ancora perfetti, ma sei anni fa erano un’utopia. E ora siamo arrivati al terzo strumento, ovvero i piani di transizione. Quindi ora il processo è pubblicare i rischi, monitorare i rischi futuri e ridurre i rischi grazie ai piani di transizione”.
Le banche sono state costrette ad adeguarsi ai diktat verdi e Villeroy de Galhau ha rimarcato che si è passati dal 25 all’80 per cento di banche che rispettano le regole. La Bce della Lagarde non ha lesinato minacce, annunciando negli ultimi mesi possibili sanzioni nei confronti degli istituti poco attenti ai rischi climatici. I supervisori della Banca hanno chiesto agli istituti di adeguarsi alle aspettative secondo una tabella di marcia piuttosto rigorosa, che comprende l’inclusione dei rischi climatici nella governance e nel risk management. Una fissazione che conferma la virata woke della Bce e della Lagarde, già ampiamente confermata dalla recente istituzione del Centro sul cambiamento climatico, realizzato per “definire e orientare la nostra agenda per il clima, facendo convergere il lavoro e le competenze di diverse aree”. Insomma, all’Eurotower danno i numeri, ma non parliamo dei dati dell’eurozona…
Franco Lodige, 10 novembre 2024
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