Economia

Vogliono tassare il mattone

La letterina Ue smentisce Draghi: arrivano tasse sulla casa

La tregua da Covid-19 è finita. L’Unione Europea mette nel mirino gli immobili. E torna l’incubo Imu

Economia

Finisce la pandemia e la Commissione europea torna a riproporre la sua “raccomandazione” all’Italia di aggiornare il catasto (“aligning the cadastral values to current market values”) al fine di aumentare le tasse sugli immobili. 

È sconcertante, e il fatto che qualcuno già parli di “assist” nei confronti di Palazzo Chigi è significativo. Non va dimenticato, infatti, che la relazione del Ministero dell’economia e delle finanze che accompagna il disegno di legge delega governativo per la riforma fiscale ammette espressamente che l’articolo sul catasto è “coerente” con la richiesta della Ue di aumentare l’imposizione sugli immobili attraverso l’intervento sul catasto (per “compensare” la riduzione della tassazione sul lavoro).

Ora arriva la nuova “raccomandazione”. 

Che cosa dice, stavolta, la Commissione? Nonostante i tentativi di rassicurazione da parte del commissario italiano all’economia, Paolo Gentiloni, siamo alle solite: i vertici di Bruxelles chiedono all’Italia di aumentare il carico di tributi sul mattone, in particolare quello di tipo patrimoniale. A loro dire, infatti, nonostante quest’ultimo sia più che doppio, ogni anno, rispetto a quello esistente fino al 2011 (il Governo Monti sostituì l’Ici da 9 miliardi di euro annui con l’Imu da 25 miliardi, ora stabilizzatasi sui 21/22), nel nostro Paese c’è ancora bisogno di riequilibrare la tassazione, spostandola dal lavoro agli immobili. Sul presupposto – continuamente riproposto, ma scarsamente dimostrato, e anzi smentito – che l’imposizione sugli immobili sia meno dannosa per la crescita.

Tra l’altro, nella documentazione diffusa dalla Commissione europea, c’è anche una parte dedicata al rammarico dell’Unione per la mancata tassazione Imu della gran parte delle “prime case”. Elemento che farebbero bene a tenere a mente i troppi proprietari di casa italiani che si sentono al riparo da qualsiasi rischio solo perché – al momento – le loro abitazioni non sono soggette alla patrimoniale comunale.

Insomma, la tregua da Covid-19 è finita, Bruxelles torna a riproporre tutti i suoi cavalli di battaglia. Nulla di vincolante, intendiamoci, ma il sospetto del “gioco di sponda” con Roma è di quelli che destano inquietudine. In altre parole, sono in tanti a ritenere che il periodico richiamo della Ue all’aggiornamento del catasto e al contestuale incremento dell’imposizione sugli immobili sia un modo per fare pressione dall’esterno e così agevolare un’operazione voluta da alcuni settori del nostro Paese.

Quanto questa ricetta sia disastrosa non sappiamo più come dirlo. Il Paese del risparmio immobiliare e della proprietà edilizia diffusa dovrebbe veder tutelata questa sua peculiarità sia all’interno sia all’esterno. A maggior ragione in una fase critica come quella che stiamo vivendo da oltre due anni, fra pandemia, guerra e conseguenti ricadute su redditi, consumi, lavoro. Invece, si agisce nel senso esattamente opposto. Non rendendosi conto, o volutamente disinteressandosene, che ogni ulteriore aggravio fiscale sul mattone determinerebbe conseguenze negative per l’intera economia.

A questo punto, l’accordo fra Centrodestra e Presidente del Consiglio – comunque ancora non formalizzato – non può più lasciare tranquilli. Se nella maggioranza c’è una parte che vuole davvero difendere il risparmio delle famiglie italiane e opporsi a ricette economiche distruttive, l’auspicio è che pretenda che la riforma fiscale – peraltro non legata al Pnrr e comunque dai pericolosi contorni di una delega in bianco – non giunga in porto. È nata male, rischia di finire peggio.

Giorgio Spaziani Testa, 23 maggio 2022