“Ogni volta che sentite le fatidiche parole: “Interviene lo Stato”, mettete mano sul vostro portafogli. È vicina una nuova stangata fiscale, se non peggio”. Sergio Ricossa
Lo Stato non è un signore ricco che conserva i propri soldi nel cassetto e che, in un atto di benevolenza, apre il cassetto e aiuta i bisognosi decidendo di privarsi del suo denaro. No, lo Stato è una convenzione, un ente astratto con i cassetti vuoti ma dotato dell’autorità di prendere da qualcuno per dare a qualcun altro.
Lo fa attraverso gli strumenti che la scienza delle finanze mette a diposizione, seguendo le linee di politica economica e finanziaria che attraverso la politica fiscale e/o quella monetaria definiscono le strade da percorrere.
Strade che dovrebbero, in primo luogo, prevedere una attenta analisi della spesa (che fine fanno tutti quei soldi!?) e una grande cautela nel prelevare e distribuire i soldi altrui.
Ma chi sarebbe disposto a rivedere il proprio modo di spendere o taglierebbe le proprie spese se, all’aumentare di queste, avesse la facoltà di aumentarsi le entrate con un decreto e il potere di riscuotere le somme coercitivamente? Chi spenderebbe di meno (o anche solo in maniera più oculata) sapendo che può aumentarsi lo stipendio e ha il diritto di esigere l’aumento costringendo a pagare con la forza o con minaccia di pena?
Così fa lo Stato, guidato di volta in volta da politici con interessi diversi, ma quasi sempre interessati ai propri (di interessi).
Diceva Ricossa: “I cittadini hanno imparato che, chiunque sia il capo della banda, la musica non cambia. Si suona quel che serve all’erario a incassare e spendere di più”.
A ben vedere, si direbbe che molti cittadini non lo abbiano ancora imparato bene.
Fabrizio Bonali, 23 novembre 2022
Leggi tutti le Pillole ricossiane:
1. Così si manda in rovina un Paese