La lezione di Scholz alla Schlein: “Sì alle armi a Israele, ecco perchè”

Ennesima figuraccia per la segretaria del Partito Democratico: il cancelliere tedesco tiene la barra dritta, con buona pace dei compagni e pro-Pal

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Scholz armi israele

L’attacco all’Unifil delle forze israeliane ha scatenato una reazione veemente da parte dell’Occidente. Le azioni dell’Idf contro le postazioni Onu hanno fatto storcere il naso a molti, anche tra i più grandi sostenitori dello Stato ebraico, e parte della sinistra ha colto l’occasione per rinnovare la richiesta di sospendere la consegna di armi a Tel Aviv. Anche in Italia non sono mancati i soloni, con la segretaria del Pd Elly Schlein in prima linea: “Netanyahu va fermato, le sue azioni criminali non possono essere più tollerate. Ma gli appelli alla de-escalation restano vani se non proviamo a fare tutto ciò che è nella nostra disponibilità per fermare questa spirale di guerra. Il Governo sostenga la posizione già espressa da altri leader europei per fermare ogni esportazione di armi a Israele”. Un appello molto caro a compagni e pro-Pal, ma la più grande lezione per l’ex vice di Bonaccini arriva sempre da sinistra, per la precisione da Olaf Scholz.

Nonostante il dibattito in corso in Europa, il cancelliere tedesco non ha utilizzato troppi giri di parole: la Germania continuerà a consegnare armi allo Stato ebraico. “Ci sono consegne di armi a Israele e ce ne saranno in futuro. Su questo Israele può fare affidamento”, le parole di Scholz di fronte al Bundestag in vista del Consiglio europeo. Il leader della sinistra tedesca ha ribadito la necessità di arrivare a una tregua in Medio Oriente, ma senza compromettere in alcun modo il sostegno materiale al Paese di Netanyahu.

Una precisazione d’obbligo, date le tensioni a Berlino, che dovrebbe essere presa come esempio anche dal Pd e dagli altri partiti di sinistra pacifinti. Già negli scorsi giorni Scholz aveva ribadito la vicinanza a Israele, ricordando come la Germania – dopo gli Stati Uniti – sia uno dei più importanti esportatori di armi verso Tel Aviv. Il messaggio è chiaro: l’asse con Israele non può essere rotto, ma anzi va costantemente rafforzato in un’epoca caratterizzata dall’antisemitismo dilagante.

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Le parole di Scholz sono importanti per Israele e arrivano nelle ore dell’ultimatum degli Stati Uniti. Aiuti umanitari a Gaza subito o bloccheremo l’invio di armi, potenzialmente fino allo stop totale: così possiamo riassumere la lettera inviata dalla Casa Bianca a Netanyahu. Si tratta dell’aut aut più esplicito dal 7 ottobre ad oggi, a testimonianza del clima rovente. Nonostante la diversità di vedute sull’azione a Gaza e l’intolleranza di Netanyahu da parte di Joe Biden, Washington  non aveva mai preso in considerazione la revisione dei rifornimenti di armi. Ora, tra l’escalation in Libano e gli omicidi eccellenti, il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza ha spinto gli Usa a prendere posizione.

Le divergenze sulla questione dell’embargo delle armi a Israele sono forti anche in Europa. “Alcuni Paesi sostengono l’idea, altri sono contrari e chiedono persino di aumentare le forniture di armi a Israele. Questa è una competenza nazionale, ma la divisione è forte” la sottolineatura di Borrell. Secondo alcune fonti, al Consiglio non ci sarebbero state discussioni sul tema proprio a causa delle divergenze. La Spagna e l’Irlanda hanno invocato l’embargo, in netta controtendenza con la Germania di Scholz. Negli scorsi giorni sul tema era intervenuto anche il presidente francese Emmanuel Macron, che aveva sollevato il tema accusando di incoerenza i governi che chiedono un cessate il fuoco a Gaza continuando a rifornire le forze israeliane di armi.

Intervenuta al Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo, Giorgia Meloni ha evidenziato che “dopo l’avvio delle operazioni a Gaza il governo ha sospeso immediatamente ogni nuova licenza di esportazione” e “tutti gli accordi firmati dopo il 7 ottobre non hanno trovato applicazione. Le licenze autorizzate prima sono tutte analizzate caso per caso dall’autorità competente alla Farnesina”. Il premier ha aggiunto sul punto: “Voglio ricordare che la posizione italiana del blocco completo di tutte le nuove licenze è molto più restrittiva di quella applicata dai nostri partner, Francia, Germania Regno Unito: questi partner continuano a operare anche per le nuove licenze una valutazione caso per caso, noi abbiamo bloccato tutto”.

Franco Lodige, 16 ottobre 2024

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