Era il 1989 quando con la fatwa pronunciata dall’ayatollah Khomeiny contro lo scrittore Salman Rushdie, la dhimmitudine prendeva casa in Europa. L’autore dei Versetti satanici è stato minacciato di morte per trent’anni, e ha portato il messaggio per tutti: quel che scrivete, quel che dite e quel che rappresentate è sotto la censura islamica.
Di fatto la sedicenne francese oltre ad infrangere tutte le regole del dhimma e a ricordarci quel che si può dire e quel che non si può, pena la morte, ci ha insegnato che in Occidente si può sostenere il diritto di caricaturare Cristo, ma non Allah. E che esiste il diritto di portare al gay pride o su Netflix Gesù omosessuale, ma non Maometto.
Lorenzo Formicola, 28 gennaio 2020