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La lobby gay avanza

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Libero ha proprio ragione quando elegge Rocco Casalino “Omo dell’anno”. L’ex grande fratello è l’esempio migliore del nuovo sistema di potere gay che spazia da Palazzo Chigi fino alla Rai, senza tralasciare, e mai come ora, le segrete stanze del Vaticano.

Ciò è talmente palese che Rocco è riuscito a superare perfino il Presidente Giuseppe Conte, dal quale si fa amare o odiare, ma che di lui non ne può più fare a meno. Proprio adesso che, dopo i viaggi a Washington e la trattativa con l’Europa, il Premier cominciava a sentirsi un po’ “macho alfa”.

Ma Casalino è anche l’emblema della generazione maschile dei quaranta-cinquantenni di oggi: tanto insicuri, incerti, indecisi gli eterosessuali, in balia di mogli rampanti e decisioniste, con figli condivisi tra famiglie allargate, quanto determinati, concentrati, efficienti gli omo, che danno l’impressione di muoversi in squadra forti e compatti come guerrieri Maori. Ottenuto il consenso sociale che era loro precluso in passato, ormai lavorano e si divertono con grande abilità. Hanno ritrovi esclusivi, organizzano feste e festini, ballano e fanno i trenini convinti ormai, e a ragione, di essere vincenti. Postano su Instagram foto senza pudore e senza veli, inondano i social di cuoricini e appassionate stories. Il tutto va al di là del solo settore della comunicazione, ma riguarda l’industria, le istituzioni pubbliche e le aziende private, dove i gay ricoprono spesso ruoli apicali, fino, addirittura, alla televisione e alla Rai, tanto amata quanto nazionalpopolare.

La ragione è presto detta: superato il momento del “coming out”, in cui dichiarano la propria omosessualità e che spesso porta con sé turbamenti emotivi ed esistenziali, tutto comincia ad essere in discesa. Da quel momento in poi, forti della propria identità sessuale, tutte le forze e le risorse possono concentrarsi su altro: lavoro, che fanno bene, con impegno e dedizione, e famiglia, per cui si sposano e desiderano avere dei bambini.

Prima di Rocco Casalino, in politica abbiamo avuto Nichi Vendola, politico vero, che è andato avanti come un treno, in tempi anche più difficili di oggi, sulle istanze gay, facendo da apripista con fidanzato canadese, prima che tutti noi conoscessimo anche il compagno cubano dell’attuale portavoce del Premier. Integrati nelle famiglie di origine, a cui non nascondono più niente, e premurosi verso quelle che creano in nome dell’amore, si vogliono talmente bene che amano definire macrocategorie che li descrivano. Le quali in altri contesti apparirebbero discriminanti ma che risultano invece intelligenti, dall’uomo “orsetto” perché un po’ più cicciotto e con peluria abbondante sul corpo, allo sbarbatello, definito “twink”, tendenzialmente giovane e magrolino. C’è poi il “geek”, pieno di hobby, interessi e passioni, e il “daddy”, più adulto e paterno, o il “Jock”, muscoloso, meglio se tatuato. La scelta è vasta e si scatena su Grindr, dove si incontrano migliaia di persone, anche della classe dirigente del Paese, come Ministri e parlamentari insospettabili, e nascono gli incontri.

Occhio, però: non sono per niente apprezzati i gay non dichiarati, che non hanno il coraggio di riconoscere, forse neanche a sé stessi, la propria omosessualità e di portare avanti le relative battaglie. Un esempio forse è il primo ballerino della Scala, Roberto Bolle, orgoglio italiano nel mondo, mentre Tiziano Ferro, dopo il coming out, è una vera icona, corteggiatissimo. E chi “è uscito fuori” sa fare molto bene squadra per raggiungere i propri obiettivi, ma anche remare contro chi non va loro a genio. Il mondo, caro Vittorio, è ormai loro.

Luigi Bisignani, Libero 22 dicembre 2018

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