Ho un’idea risolutiva per quelli che la Lombardia è la sentina di ogni vizio (compreso quello di lavorare), una cancrena di malaffare da snidare a suon di inchiestone mediatiche e giudiziarie (da sempre due facce della stessa medaglia, nel circo italico), un mostro di inefficienza che manda a morte gli sventurati che cadono sotto la sua giurisdizione.
Avete ragione, la Lombardia è la sacca di arretratezza dentro una nazione viceversa prospera, produttiva, all’avanguardia. Dunque, fatene a meno. Non andateci (tantopiù nei suoi ospedali da Terzo Mondo, dove inspiegabilmente l’anno scorso 165mila pazzi sono venuti a farsi curare da altre, più evolute lande d’Italia), non seguite il Salone del Mobile o la Settimana della Moda (ché a trainare lo stivale ci pensa il reddito di cittadinanza), non cercate fortuna a Milano dal paesello, ci penseranno Giuseppi e il fido Casalino a rendere ricco il paesello.
Soprattutto, ma so che lo farete, perché voi indignados anti-polenta siete coerenti con voi stessi, non accettate i soldi della Lombardia. Sporchi, edificati su un sistema inefficiente, frutto di subdoli giri tangentari ciellin-leghisti. Voi puri di cuore e di portafogli, voi che avete la fortuna di non vivere in un postaccio che annovera scalcinati presidi sanitari come il San Raffaele o il Policlinico, da oggi rinuncerete senz’altro a quei demoniaci 54 miliardi di euro l’anno. Tale è il residuo fiscale di questa regione sotto-sviluppata, ovvero i quattrini che ogni anno essa regala allo Stato centrale, esempio di virtuosità e di parsimonia, per mantenere altri e più fortunati territori.
Pensate, non esiste un esempio analogo nel mondo, non esiste “contributo territoriale” (leggasi rapina) che neanche vagamenente si avvicina a quello che la ridente Italia drena ogni anno dalle arterie produttive della scalcagnata Lombardia (per fare due esempi, la Catalogna ha un residuo di circa 11 miliardi nei confronti di Madrid, la Baviera di 3 verso Berlino). Un fiume di soldi generato dalla storica mafia bresciana e bergamasca, da cui a Roma si sono sempre abbeverati volentieri, per alimentare le proprie clientele, pagare i propri burocrati di Stato (sì, magistrati compresi), distribuire fondi ai giornali sempre e comunque filogovernativi (sì, anche molti di quelli che oggi guidano la crociata contro la corruzione lombarda), pagare le proprie consulenze (sì, anche quelli a certi scienziati che oggi invocano contro la Lombardia la statalizzazione integrale della sanità).
Ma oggi, nell’era dell’efficientissimo governo giallorosso, un caso di scuola per tutto il mondo su come (non) gestire la pandemia, degli equilibratissimi Giornale Unico e Talk Show Unico che gli fanno da zelante grancassa, di tutta questa compagnia del buon governo e del buon giornalismo che ha finalmente scoperchiato il problema, la palla al piede dell’Italia, ovvero la Regione Lombardia, assisteremo certamente a un atto minimo di onestà intellettuale, di pulizia pubblica e civile. La rinuncia a quei 54 miliardi sporchi, infetti, banditeschi. Ci credete anche voi, vero?
Giovanni Sallusti, 10 aprile 2020