Ciò che troviamo quantomeno dubbio è, però, la stigmatizzazione di un professionista da parte di colleghi e altrettanto esperi della materia. Se poi qualcuno grida alla censura allora è subito complottista: ma come possiamo chiamare l’atteggiamento di chi costringe un esperto in materia a lasciare la posizione lavorativa, minando quindi anche una prestigiosa carriera, solo per aver avuto il coraggio di affermare le proprie idee, analizzare la situazione con i mezzi che non tutti abbiamo e proporre un punto di vista diverso da quello che ci viene proposto da due mesi a questa parte?
Quale dovrebbe essere il compromesso tra restare fedele ai propri principi, deontologici e morali, e risultare “corretto” in un’Italia che sembra guardare sempre più all’apparenza delle cose tralasciando la sostanza?
Siamo davvero al punto che per proteggere la propria libertà intellettuale dobbiamo accettare di essere identificati come pericolosi outsider? A quanto pare sì.
Bianca Leonardi, 1 maggio 2022