È un momento triste questo, per me. Due minoranze di miei concittadini sono in lotta su tutto. Il Virus di Wuhan e il vaccino hanno scatenato una reciproca corrente d’odio. Entrambi dicono di odiare l’odio, ma sono loro i primi a odiare l’altro, oltre che a odiarsi fra loro. Dissertano sulla libertà, usando parole alte e definitive, ma si riferiscono solo alla propria libertà, disconoscendo quella degli altri. Che bello sarebbe se ognuno di loro, di noi, tacesse per un giorno, si chiudesse nella sua stanza, accostasse le persiane, riflettesse sul futuro del Paese, resettasse l’egoismo, si aprisse alla collaborazione.
Ricordo loro che la “maggioranza silenziosa” continua a rappresentare il 60-70% del Paese. Certo, alle votazioni politiche, non essendoci un partito che li rappresenti, si dividono fra rassegnata astensione e centro sinistra e centro destra. Nella pandemia la “maggioranza silenziosa” ha pagato il prezzo più alto, per colpa degli incompetenti del Conte 2, è stata tenuta sotto scacco dai loro continui lockdown (al contempo, come Paese abbiamo consuntivato uno dei peggiori indici a livello mondo di morti per centomila abitanti). Pare che ora, disperata e delusa, la “maggioranza silenziosa” si stia innamorando di Mario Draghi.
Grazie al suo standing internazionale e alla sua capacità di decidere, aggiunte alla diabolica abilità con cui comunica, si è posto come leader del partito che non c’è. Ha indicato l’ovvio come strategia: con una vaccinazione a tappeto, i morti si riducono, così le terapie intensive, così le ospedalizzazioni.
Che fare per convincere tutti a vaccinarsi senza imporre un obbligo, stante che siamo una repubblica parlamentare? Verso gli (scafati) politici ha usato la stessa tecnica del CEO quando il suo Board ha azionisti divisi e rissosi (io lo chiamavo: “management by emotional blackmail”) e se ne avvale con grande abilità tattico-psicologica. Un esempio recente: sceglie una frase infelice di Matteo Salvini sulla vaccinazione degli under 40, la stigmatizza, con uno sgradevole eccesso di violenza verbale, ma crea così un’atmosfera “pendant” per prendere la decisione di porre la fiducia sul decreto Cartabia (il suo vero obiettivo). In un colpo solo rimette così lui e Giuseppe Conte al loro posto, di seconda fila. Lascia poi a Roberto Speranza la bassa cucina del green pass, documento già imbarazzante per sua natura, figurarsi se scritto e gestito da burocrati e virologi ideologizzati.
Draghi ha capito che alla “maggioranza silenziosa” interessa una sola cosa, tornare a vivere, non le modalità per arrivarci. Grazie al suo approccio decisorio è emerso il deficit di competenze e di spessore politico-culturale degli attuali leader politici, sinistri e destri. Intanto, questi si agitano, urlano, vanno in piazza, ma tacciono sul vecchio refrain “elezioni, elezioni”. I sondaggi sono spietati, dicono che stanno tornando tutti, mogi mogi, al 20%, uno si è dimezzato, un’altra ha raddoppiato. Ai due terzi della legislatura, i partiti sono tutti lì, con la coda fra le gambe, o in stallo o in declino.
Draghi, che piaccia o meno alle élite politiche sinistre e destre (vi assicuro, non piace a entrambi), sta declinando in atti politici le volontà della “maggioranza silenziosa”. Ha colto il punto: la vita deve continuare, in modo civile, senza farsi condizionare dalle seghe ideologiche delle due minoranze contrapposte. I vaccini rappresentano un rischio? Certo, la vita è un rischio. Bisogna rispettare la libertà? Certo, purché sia non quella di una parte ma quella di tutti. E chi non è d’accordo? Voti contro in Parlamento, o ricorra alla Consulta, ma la smetta di blaterare.
A titolo personale preciso che Mario Draghi non è il mio tipo, figuriamoci gli altri, ma essendo il Premier certificato dal Parlamento, devo seguire le sue direttive, e lo faccio con il massimo di generosità. In un “regime mellifluo” com’è questo, meglio comunque essere suddito di uno dei “Padroni” dell’Europa, che di inetti e ridicoli “Fattori”, come mi è successo per 70 anni, con tutti i Premier precedenti, specie gli ultimi cinque. Prosit!
Riccardo Ruggeri, 31 luglio 2021