Politica

La seconda vita di Di Maio

La manina segreta di Draghi per spingere Di Maio in Ue

L’ex leader grillino sarà pronto a ricoprire un nuovo incarico in Ue. Rivolta del centrodestra: “Candidatura indicata da Draghi”

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Il girotondo di Luigi Di Maio è ormai completo: dal no euro al sì euro, dal sovranismo all’europeismo per eccellenza. Dopo lo striminzito 0,6 per cento delle scorse elezioni, si presumeva un definitivo abbandono della vita politica da parte dell’ex leader pentastellato. E invece no. Come riportato dal Corriere della Sera, Di Maio potrebbe ricoprire il ruolo di inviato speciale dell’Unione europea nel Golfo Persico. La funzione principale sarebbe quella di trattare, per conto del continente, il prezzo del gas e del petrolio nel Golfo Persico. Si attente solo il via libera dell’Alto Rappresentante per gli affari esteri Borrell.

Una nomina che deriverebbe da due presupposti fondamentali. Da una parte, l’ottimo rapporto che l’ex grillino ha instaurato con Borrell, negli anni in cui ha ricoperto la carica di ministro degli Esteri. Dall’altra, ci sarebbe pure lo zampino di Mario Draghi, che avrebbe messo la sua parola di apprezzamento circa la nomina di Di Maio. La conferma viene dal Corriere e dall’Adnkronos grazie ad una fonte qualificata. La candidatura, infatti, sarebbe stata avviata da Josep Borrell a fine settembre, quando il governo tecnico italiano era caduto già da due mesi.

Quasi un decennio fa, Giggino entrava in Parlamento con l’obiettivo di abbattere la “vecchia politica”, la “casta”, gli infiniti costi per mantenere il nostro Parlamento. Dopo due legislature, ecco i risultati: Camera e Senato hanno visto ridurre i propri membri, ma le spese rimangono sempre le stesse di quando contavano 630 e 315 eletti. E per di più, Di Maio ha governato con qualsiasi formula politica esistente: dai tecnici alla Lega, da Conte al Pd, per poi passare ad una spruzzata di ecologismo e Fratoiannismo. Una storia che ha tradito completamente tutti i presupposti su cui si era fondato l’exploit grillino del 2013. “Col partito di Bibbiano non avrò nulla a che fare“, disse nel 2019 l’ex leader pentastellato, per poi puntualmente andarci a braccetto dopo il Papeete di Salvini. E ancora: “Di politica non si può campare”, ricordava Di Maio nella sua battaglia sul vincolo di mandato. Puntualmente, dopo due legislature, nel nuovo incarico Luigi percepirà uno stipendio di 12mila euro, con tassazione agevolata Ue, con copertura di tutte le spese ed acquisizione dello status di diplomatico.

Ma è proprio Salvini, insieme alla componente governativa di Forza Italia, a voler bloccare in tutti i modi la nomina europea di Luigi. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha preso le distanze e ha voluto sottolineare come la candidatura sia stata “indicata dal precedente governo”; mentre la Lega ha presentato un’interrogazione a Borrell al Parlamento Europeo, chiedendo quali siano i titoli di Di Maio che andrebbero a giustificare una nomina di tale portata. E ancora, sono gli stessi grillini a sollevare ulteriori polemiche: “Questo è il risarcimento per la scissione a sostegno del governo Draghi“, hanno affermato i vertici pentastellati. Insomma, l’incarico voluto anche dall’ex premier Draghi è diventato ormai un caso politico. Di Maio resta in pole, ma il governo italiano è intenzionato ad ostacolarne la candidatura.

Matteo Milanesi, 19 novembre 2022

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