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La marcia dei magistrati: un passo in più verso Caracas - Seconda parte

Il grande politologo Samuel Huntington scriveva che i regimi sudamericani erano prodotti da istituzioni democratiche, sulla carta molto avanzate e liberali, innescate però su un corpo sociale con caratteristiche feudali. Che detto cosi, vale anche molto anche per il nostro paese: che cosa fu, per molti decenni, almeno l’Italia del sud dopo il 1861, se non questo?

Ma attenzione non dobbiamo considerare arretrati i paesi sud americani che sono anzi un laboratorio anticipatore gli sviluppi degli altri. Ad esempio, il primo caso di imprenditore televisivo a diventare presidente fu proprio in Brasile, Collor de Mello, diversi anni prima Berlusconi.

Il dato più evidente è però il ruolo della magistratura. Negli ultimi decenni in quasi tutti i paesi sudamericani le svolte politiche sono state decise dai giudici: così in Argentina e in Brasile, con il loro passaggio dalla destra rispettivamente al neo-peronismo e a Lula. La medesima magistratura ha, qualche anno dopo, consentito invece di eliminare Kirchner in Argentina e i socialisti in Brasile. E il magistrato della Mani pulite contro Lula è diventato ministro della giustizia di Bolsonaro.

Questo accade quando, come in Sud America, ma ormai sempre di più in Occidente, lo Stato e la sua neutralità sono erosi da fattori esogeni e endogeni al tempo stesso, e pezzi di burocrazie e di corporazioni se ne impossessano di una parte, per brandirla contro gli altri.

Se vedremo sfilare per le vie di Milano, Torino o Roma, i Pm, o i cittadini «a difesa» dei Pm, sapremo perciò che dovremo sentirci più vicini a Caracas. Ma a quel punto, sarà del tutto legittimo organizzare delle marce di cittadini contro i magistrati. É questo che gli Spataro vogliono?

Marco Gervasoni, 21 maggio 2019

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