Di Donald Trump si è detto praticamente tutto: che è un maschilista, che se ne frega della povera gente, che è sessista, populista, forse fascista, di sicuro un po’ pazzo. Adesso scopriamo, Roberto Saviano dixit, che è pure mafioso e che con i suoi dazi (che sono una follia, lo ripetiamo) intende favorire in qualche modo criminali, contrabbandieri e mafia. L’autore di Gomorra, con le sue solite pause e lentezze, lo ha spiegato in diretta a Otto e Mezzo lo scorso venerdì in una intervista che (per fortuna) è passata un po’ in secondo piano.
“Si arricchiranno i contrabbandieri – ha detto il nostro a Lilli Gruber – perché cercheranno di introdurre i beni in forma illegale, strategie per abbassare il valore nominale del prodotto e quindi pagare un dazio più basso. Trump bisogna conoscerlo: la sua è una cultura completamente mafiosa. L’autore della sua più importante biografia lo racconta: l’inchiesta Mueller racconta che coloro che lo hanno fatto diventare un grande imprenditore sono la famiglia Gambino, una delle cinque famiglie di Cosa Nostra di New York. Lui ragiona in quel modo, anche nei modi e nelle espressioni”. Ci manca solo che l’accusino di aver scatenato le piaghe d’Egitto e siamo a cavallo. “Lui sa che le cose di cui gli americani hanno bisogno a basso costo, entreranno lo stesso. Le aziende che hanno bisogno di materie prime non sotto dazio, troveranno il modo. Ma a lui serve la minaccia, l’estorsione, l’intimidazione politica sapendo che l’economia troverà la strada”. Questo non vuol dire, bontà sua, che Trump sta “favorendo direttamente le organizzazioni criminali”, ma “sa semplicemente che le aziende troveranno l’escamotage” quindi “sa che non le sta ammorbando”. Ad interessargli, insomma, è il ritorno politico di questa faccenda.
Poi non poteva mancare un commento su Giorgia Meloni, ovviamente. “A volte è sembrata quasi un troll di Trump in seno all’Europa”, ha detto Saviano che avrebbe potuto utilizzare molte altre immagini/similitudini e invece ha scelto quella che, Treccani dixit, ricorda sì i fastidiosi utenti che sui social provocano e disturbano la comunità della Rete, ma anche un umanoide rozzo, irsuto e maleodorante delle opere fantasy di Tolkien. Meloni “non ha mai creduto davvero nell’Ue – ha aggiunto lo scrittore – L’idea dell’estrema destra europeista c’è: è quella della fortezza Europa, di una comunità bianca fondata su principi cattolici e che porta a selezionare chi può essere considerato europeo, non fondata sul diritto e sulla libera circolazione ma sulla possibilità di selezionare chi entra, chi ha diritto e chi non ha diritto ma serve a mantenere il privilegio di pochi”. Chi lo capisce fino in fondo, è bravo.
Ovviamente Saviano ha tutto il diritto di ritenere ingiusto il piano politico di Fdi, per carità del cielo. Il punto è capire sino a dove le “analisi” dello scrittore sono dettate da uno studio della realtà e dove invece sono macchiate da spruzzate (abbondanti) di livore e opposizione. Dice il nostro: “Il modello che ha in testa Giorgia Meloni è lo stesso di Le Pen e Afd, è una visione di Europa ma assolutamente in contrasto con la visione liberale. Cioè costruire democrazie illiberali”. E siamo alla solita storia: Saviano, l’illuminato, ci mette in guardia da un prossimo Ventennio meloniano a suon di olio di ricino, solo spacciato per democrazia elettorale. “Meloni prima che di Trump è allieva di Orban, il suo modello è l’Ungheria”, ha detto sperticandosi in una analisi un tantino spericolata dei decreti Sicurezza (apprezzati dai poliziotti) che sarebbero “il primo atto” per trasformare l’Italia in una “democratura”, cioè “una democrazia di cornice dove dentro c’è un afflato autoritario”. “Io sono convinto – ha concluso – che in questi decreti sicurezza non ci sia solo la volontà di fermare le opposizioni e le manifestazioni, chi li contrasta, ma hanno molta ansia che quando deluderanno il loro elettorato questo avrà una pratica di piazza molto violenta, perché loro hanno costruito così il loro elettorato. I dl Sicurezza sono fatti per difendersi dalla loro gente, quando i salari continueranno ad abbassarsi, i mutui a non essere dati, le tasse a non abbassarsi e il tema migranti non lo hanno risolto”.
Ci permettiamo un piccolo, piccolissimo appunto. Ad oggi, 7 aprile 2025, non abbiamo mai visto, dicasi mai, cortei e manifestazioni di Fdi, Lega e Forza Italia che siano finite a lanci di petardi, bottiglie e bombe carta contro gli agenti. Di eventi simili, invece, a sinistra se ne contano a bizzeffe. Prima di preoccuparsi della “pratica di piazza molto violenta” degli elettori, o ex elettori, della Meloni, forse meglio preoccuparsi dei centri sociali. No?
Franco Lodige, 7 aprile 2025
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