Da luoghi che dovrebbero essere simboli di connessione e accessibilità, strumento per i turisti per visitare le città, le metropolitane si trasformano invece in scenari di tensione e paura per chi li percorre quotidianamente. Colpa dei soggetti criminali che sembrano agire indisturbati, alimentando un clima di insicurezza palpabile tra i viaggiatori, tra furti, rapine e aggressioni.
Una vicenda recente ha scosso profondamente la capitale quando una donna, a bordo di una carrozza della metropolitana, è stata violentemente aggredita da un gruppo di borseggiatrici. La vittima, anch’essa borseggiatrice, sarebbe stata punita dai suoi capi con calci, pugni e sputi perché non aveva raccolto abbastanza denaro. L’episodio, di una brutalità sconcertante, evidenzia ancora una volta il problema che trascende il singolo atto di violenza e solleva questioni profonde sulla sicurezza pubblica nelle aree metropolitane. La donna è stata poi ricoverata in ospedale in codice giallo.
Il crescente senso di insicurezza non è un fenomeno isolato ma si inserisce in un contesto più ampio che vede cittadini e turisti sempre più esposti e vulnerabili. Di fronte a questa situazione, non è raro che la comunità locale prenda l’iniziativa, formando gruppi di sorveglianza per tentare di arginare la minaccia rappresentata da atti criminali sempre più frequenti. Da Milano a Roma, sui social fioccano gruppi che cercano di denunciare con tanto di video le attività delle borseggiatrici, anche se c’è chi – in politica – cercava di difenderne la privacy.
Il video è stato diffuso dal canale Instagram “Welcome to favelas. I fatti risalgono a venerdì alla stazione di Roma Termini. Solo pochi giorni fa era stato pubblicato un altro video in cui un gruppo di borseggiatrici circondava e minacciava un turista.
Un aspetto particolarmente preoccupante riguarda la recidiva e la non detenzione di criminali già noti alle forze dell’ordine. Emblematico è il caso di una borseggiatrice che, nonostante fosse stata arrestata sei volte per reati simili, è rimasta libera a causa di circostanze personali che le hanno permesso di evitare la prigione: negli ultimi sei anni ha avuto sei gravidanze consecutive.
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